«Possiamo parlare di lavoro nero, di sfruttamento legalizzato; qualsiasi definizione "turpe" è adeguata per descrivere la nostra condizione». Così uno dei tanti tirocinanti scesi questa mattina in piazza sotto la sede della Cittadella circoscrive le condizioni lavorative a cui da anni sono sottoposti. E il caso dei tirocinanti calabresi è ormai diventato paradigmatico: impiegati nelle più disparate amministrazioni pubbliche ma senza tutele. 

«Pretendiamo un contratto che sia tale»

«Questa è la nostra richiesta, che ci venga riconosciuto un lavoro dignitoso», «pretendiamo un contratto che sia tale; non forme di proroga di sei mesi o un anno», «Si chiede almeno di entrare nel mondo del lavoro perchè noi non abbiamo nessun diritto», «Siamo persone che ormai da anni mandano avanti enti locali»: voci dalla piazza, voci degli ex percettori di ammortizzatori sociali in deroga. In totale 6.500 da più anni assunti in forma precaria per gli enti pubblici con contratti di tirocinio ma senza nessuna prospettiva di stabilizzazione all'orizzonte.

Vertice a Roma

«Siamo qui questa mattina da tutta la Calabria per avere notizie dall'assessore Orsomarso sull'andamento dei lavori del tavolo romano in cui si dovrebbe discutere finalmente una soluzione definitiva per i 6.522 tirocinanti della Calabria». Non soddisfa intanto la prosta di legge illustrata di recente dal consigliere regionale, Graziano Di Natale, finalizzata alla stabilizzazione: «In primo luogo, è impossibile avere il tirocinio formativo per trentasei mesi nello stesso ente e secondariamente non ci sono solo i tirocinanti ex percettori di mobilità ma ci sono anche tirocinanti disoccupati».