Call center, Slc Cgil: «Della vertenza Abramo ora si occupi il governo»

Secondo il segretario Carchidi l'anello di congiunzione tra questo e altri contenziosi nel settore sono le commesse Tim: «Attuando una politica scellerata sugli appalti stanno causando pesanti ripercussioni per migliaia di lavoratori italiani»

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di T. B.
7 luglio 2019
11:58

«Sielte, Almaviva, Comdata, Sirti – dichiara ancora Carchidi - nomi di aziende che richiamano vertenze che hanno un chiaro anello di congiunzione: lavorare in appalto per Tim. La più grande azienda delle telecomunicazioni, con una importante partecipazione pubblica al suo interno, sta mettendo in crisi un intero settore, attuando una politica scellerata sugli appalti che sta causando pesanti ripercussioni per migliaia di lavoratori italiani». Il segretario generale della Slc Cgil, Daniele Carchidi, interviene a gamba tesa sulla questione call center e in particolare sulla gestione Abramo e le commesse Tim.

 



«Come ribadito a più riprese dalle segreterie regionali di Slc, Fistel e Uilcom e come chiesto a gran voce dalle Rsu della Abramo Cc, è tempo che questa vertenza valichi i confini calabresi e venga gestita al tavolo ministeriale. Centinaia di lavoratori impattati tra Crotone, Catanzaro, Lamezia, Cosenza, Roma e Palermo, meritano l'attenzione del governo e nella fattispecie dei ministeri competenti Lavoro e Sviluppo Economico, il cui riferimento politico è uno e risponde a Luigi Di Maio. Il vice premier – incalza Carchidi - convochi con urgenza il tavolo di crisi, tenendo conto che la vertenza Abramo Cc ha le stesse cause di altre vertenze già presenti sui tavoli ministeriali».

 


Il segretario insiste poi parlando di «tariffe non in linea con il costo del lavoro stabilito dal Ministero stesso attraverso l'emanazione delle tabelle, volumi dirottati all'estero in barba a protocolli e “moral suasion” varie, elusione costante della clausola sociale attraverso affidamenti diretti di attività senza gare ad evidenza pubblica».

 


«Tutto questo ha causato in Calabria un’emorragia di posti di lavoro con migliaia di precari espulsi dal circuito produttivo dall'autunno scorso. Con l'inizio del 2019 il perdurare di questa situazione ha comportato la sottoscrizione di accordi di accesso al fondo integrativo salariale per gestire flussi di attività impazziti non per cause fisiologiche ma per la ferma volontà di Tim di fare cassa sulla pelle dei lavoratori degli appalti. Gli strumenti in mano alla contrattazione sono stati tutti usati – commenta ancora Carchidi- la gestione temporanea della crisi ha finora salvaguardato l'occupazione con pesanti decurtazioni salariali per effetto degli ammortizzatori sociali ordinari, ora senza un intervento deciso e risolutivo del governo il rischio di mettere in ginocchio un intero tessuto economico della Calabria si avvicina sempre più».

 


«Il governo deve intervenire – conclude - in modo autorevole sulle aziende committenti del comparto Telco facendo rispettare le regole e le leggi che lo stato prevedono, e richiamando a responsabilità sociale i veri artefici di questa mattanza. I miliardi si euro pagati per le frequenze 5G non possono e non devono essere pagati dai lavoratori del settore. Il governo abbia la forza e la capacità di unificare tutte le vertenze del settore e portare al tavolo i veri autori di questa situazione o non potremo non considerarlo complice del dramma sociale che ne deriverà».

Giornalista
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