VIDEO | La protesta in 30 piazze italiane tra cui quella di Cosenza dove stamattina imprenditori, fotografi e videomaker hanno chiesto a gran voce di poter ripartire in sicurezza
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
Il matrimonio, specie al Sud, è sempre stato un affare di famiglia molto allargato. Centinaia di ospiti e una intera filiera di professionisti per rendere il giorno delle nozze un ricordo prezioso, da conservare. Parliamo di persone che hanno creato un loro business fiorente, al meno fino a un anno fa, nel campo della fotografia, del video, delle decorazioni floreali, della ristorazione.
Un esercito sguarnito
Un piccolo, grande esercito, che aveva il suo calendario di punta, cioè i mesi caldi preferiti dagli sposi per dire “sì”, e una catena di professionalità che nel mondo del wedding è maturata e cresciuta attraverso le fiere e siti specializzati. Adesso il Covid ha bloccato tutto, portando sul lastrico non solo i ristoratori delle sale ricevimento, ma anche tutta la schiera che lavorava dietro le quinte dei matrimoni.
L'appello al governo: «Aiutateci»
«Chiediamo al governo di poter ripartire in sicurezza – dice Tiziana Bevacqua, portavoce del gruppo “Insieme per il wedding” – il governo deve capire che noi abbiamo necessità di programmare gli eventi, il nostro è un indotto che vanta grandi numeri. Siamo stati zitti e buoni fino ad ora ma è arrivato il momento di sapere cosa rispondere a tutte quelle coppie che, come noi, sono sospese».
«Il nostro settore – spiega Angelo Spina, imprenditore del settore wedding - comprende proprietari di atelier, fotografi, videografi, titolari di sale ricevemimento, parliamo di un business che macina 70 milioni di fatturato all’anno e impiega 1 milione di lavoratori, di cui molte donne, adesso il governo ci deve dire come fare per ricominciare. Non chiediamo che si riprendano le cerimonie con 200 persone, vogliamo un protocollo che noi siamo disposti a seguire fedelmente».