VIDEO | L’Osservatorio permanente analizza il fenomeno e invita l’amministrazione comunale ad imporsi e a cambiare registro
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
Litorale costiero compromesso dal cemento selvaggio e dall’abusivismo edilizio degli anni ’70. Costruzioni caotiche, realizzate in assenza di una seria strumentazione urbanistica e, ancor peggio, fuori dalla legalità. Si proseguì, laddove fu possibile, a botta di condoni, mentre nelle aree demaniali nel 2000 iniziò un’opera significativa di demolizione (Momena- Torre Pinta – Galderati – Zolfara) dei fabbricati che liberò la costa.
Ad aggravare lo stato dei luoghi la presenza di un impianto di depurazione a Lido Sant’Angelo ormai saturo che continua, paradossalmente, ad ospitare nuovi allacci di nuove costruzioni. Si pone un problema di gestione del territorio e dell’urbanistica nel suo complesso. Troppi gli interessi in campo, né si è disponibili a interrompere gli equilibri solidi di sempre, tra poteri imprenditoriali e classe politica. Si continua a perseverare nel dare priorità agli insediamenti residenziali e non già a quelli ricettivi, in un’area che potrebbe costituire un polmone economico ed occupazionale, nonché di vero rilancio turistico.
Prevale il partito dell’edilizia e dei costruttori
Prevale il partito dell’edilizia e dei costruttori che mira alla realizzazione di case, spesso seconde e terze abitazioni, perché nell’immediato si guadagna di più e il mercato risponde. Un po’ come guardare il dito e non la luna. Ed ecco che zone ad alto potenziale economico si trasformano in aree in cui si riesce a lavorare mediamente 20 giorni l’anno (agosto). E pensare che fino a qualche anno fa, i gestori di stabilimenti balneari furono sottoposti allo stesso regime fiscale di un collega che opera in Costa Smeralda, poiché l’area jonica era classificata ad alta valenza turistica elitaria. Ad incassare la Regione Calabria che dopo le pressioni degli operatori decise di declassare adeguando il canone di concessione alla giusta realtà. La questione è stata trattata dal responsabile della commissione Turismo dell’Osservatorio permanente sugli effetti e la gestione della Fusione Co-Ro Ercolino Ferraina, che sottolinea come tali politiche si siano rivelate deleterie per l’intero territorio: «C’è bisogno di servizi, di insediamenti ricettivi, di realizzare resort di alta qualità. Dobbiamo smetterla con la politica delle case private sulla costa che non producono indotto, se non nella fase di realizzazione. Manca l’indotto. Occorre cambiare registro e allungare la stagione turistica ma cambiando radicalmente strategia urbanistica».
Il potere dei privati e l’interesse pubblico
Dopo le demolizioni abusive lungo la costa, s’ipotizzava anche uno sviluppo diverso. E, invece, a distanza di oltre 20 anni poco o nulla è cambiato a monte delle aree interessate. Che sono rimaste alcune a destinazione agricola, altre invece piegate alla logica della realizzazione di case e villini privati. Su questo punto il responsabile dell’Osservatorio Ferraina rincara: «Dipende tutto dall’amministrazione comunale, è tempo di dire basta. Non è possibile che un privato possa avere tutto questo potere, chi governa deve stringere accordi con imprenditori che hanno intenzione di realizzare strutture ricettive così da raggiungere risultati sul piano dei flussi». Oggi il Covid ha colpito tutti i settori e anche il comparto dell’edilizia soffre, ma considerato il problema della desertificazione, del decremento delle nascite, sarebbe più opportuno riqualificare l’esistente e frenare l’espansione del mattone.