Rischia la chiusura l’unico parco per la crescita delle startup in Calabria

L’appello dell’amministratore di Calpark, il professore universitario Riccardo Barbieri: «Danno enorme per l’incapacità della politica e per gelosie tra atenei»

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1 maggio 2019
23:46
La sede di Calpark
La sede di Calpark

Ha scelto la data simbolica del Primo maggio per denunciare «il fragoroso silenzio» che avvolge il destino del Calpark, l’unico parco scientifico e dell’innovazione della Calabria, ormai ad un passo dalla chiusura. Il docente universitario Riccardo Barberi, amministratore unico del Calpark, ha lanciato un accorato appello alla Regione e al Governo affinché intervengano per salvaguardare questa importante realtà che opera da 25 anni.
«Dal mio punto di vista di docente universitario e ricercatore calabrese – scrive Barbieri - con oltre trenta anni di attività sulle spalle questo Primo Maggio è simbolizzato dalla crisi di Calpark che, nel silenzio più fragoroso possibile, sta chiudendo senza che nessuno dei soci di riferimento se ne assuma la responsabilità o abbia manifestato le reali intenzioni al riguardo, ma avendolo di fatto asfissiato. Un’ulteriore brutta pagina calabrese che priva la Regione di uno strumento storico, con contraddizioni e momenti negativi, ma che ha permesso nei fatti, per esempio, la strutturazione di quello che oggi è riconosciuto come il sistema regionale dell’innovazione per le startup».

 


Dopo aver ricordato che senza Calpark «non avremmo avuto il progetto Crescita (Conoscenza, ricerca e sviluppo per l’avvio in Calabria di imprese a tecnologia avanzata, ndr) che, coordinando due degli atenei calabresi e dei partner privati, ha lanciato la Start Cup Calabria e l’incubatore Technest», il docente rimarca che «a breve il Parco non ci sarà più e la Calabria avrà perso uno strumento territoriale unico nel suo genere nel campo dell’innovazione»
«Le competenze assestate che contiene - continua - risiedono nelle persone che perderanno il lavoro senza un motivo reale perché questo accada, solo per l’incapacità tutta calabrese di fare concertazione territoriale costruttiva e slegata dagli interessi a breve termine. Mancanza di concertazione che non è solo della politica, ma anche degli Atenei calabresi, che in questo campo hanno preferito perseguire interessi di cortile e di campanile invece di pensare in termini di territorio regionale».
«Dove altrove ci si dota di strumenti di crescita integrati - conclude Barbieri -, qui si lascia morire lo strumento storico calabrese dell’innovazione e del raccordo tra ricerca e impresa, oltre che di confronto regionale per il sistema della ricerca pubblico. Questa è l’amara realtà».

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