L’azzeramento dei ritardi per i pagamenti della pubblica amministrazione è (ancora) una chimera. La battaglia iniziata 10 anni fa - e che avrebbe dovuto concludersi nel 2023 – è tutt’altro che vinta. E un’indagine a tutto campo su ministeri, regini, aziende sanitarie locale e comuni capoluogo di provincia mostra che il 26% di questi enti pubblici fa ancora attendere i propri fornitori più dei 30-60 giorni imposti dalla direttiva europea del 2011, per la quale l’Italia è appena stata deferita per la seconda volta alla Corte di giustizia europea. L’abitudine di non saldare i debiti nei tempi previsti è considerata una distorsione grave nel funzionamento del mercato perché impone alle imprese che subiscono i ritardi di ricorrere a finanziamenti per colmare i buchi di cassa. Il Sole 24 Ore riporta i dati degli enti pubblici italiani. Le Regioni sono dominate dai tempi biblici del Molise (76,19 giorni di ritardo medio) seguito a distanza da Abruzzo, Basilicata, Calabria e Campania.

La Calabria, in particolare, paga con 9,72 giorni di ritardo rispetto a quanto previsto: non molti rispetto di 76 del Molise e ai 32 dell’Abruzzo.

Passiamo ai comuni capoluogo: i giorni di ritardo per Catanzaro sono 27,67; per Cosenza addirittura 126,25 (riferiti al terzo trimestre 2022); zero per Crotone (secondo semestre 2023); per Reggio Calabria poco meno di 55; Vibo Valentia, invece, si attesta sui 33,65 giorni di ritardo nei pagamenti rispetto agli standard definiti dall’Unione europea.

Altro storico tasto dolente: le Asp, con quattro sfumature di ritardi e una sorpresa. Vediamo i dati: Crotone fa peggio di tutti con un ritardo di 87,54 giorni, seguono Vibo Valentia con 39,03 giorni di ritardo, Catanzaro con 13,26 e Cosenza con 5,77. La sorpresa è l’Asp di Reggio Calabria che riesce a onorare i debiti con 3,85 giorni di anticipo rispetto alle scadenze di riferimento.

Ritardi per le forniture: in Calabria le ditte aspettano in media 177 giorni

Il Sole 24 Ore racconta, poi, i ritardi sopportati dalle aziende che riforniscono il sistema sanitario nazionale (dalle Tac fino alle siringhe e i cerotti): anche questi concentrati soprattutto a Sud, dove le attese si allungano e arrivano a superare, in alcuni casi, anche i 200 giorni per un debito complessivo di 1,4 miliardi da incassare. L’osservatorio sui tempi di pagamento messo in piedi diversi anni fa da Confindustria evidenzia dati in peggioramento nel Centro Sud. Se in Umbria, Puglia e Toscana i giorni sono 79, in Calabria va malissimo con 177 giorni di ritardo. Il Molise resta il caso limite con 210 giorni.