Reddito di cittadinanza in Calabria. Ecco a chi spetta nella regione più povera

Questa forma di sostegno al reddito targata M5s ha creato aspettative enormi in un territorio che detiene il triste primato della povertà in Italia. Ma le incognite sono ancora molte, dal numero effettivo di fruitori ai parametri che serviranno per individuare i beneficiari. Eppure, facendo qualche calcolo sulla base dei dati Istat, è possibile cominciare a delineare un quadro di riferimento

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di Enrico De Girolamo
3 ottobre 2018
10:48
Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

Il reddito di cittadinanza, che dovrebbe prendere forma nella prossima legge di Bilancio, ha creato aspettative enormi. Di certo, però, per ora c’è soltanto la previsione di spesa, pari a 10 miliardi di euro, che ha trovato spazio nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), varata con tanto di uscita trionfale sul balcone di Palazzo Chigi da parte della pattuglia governativa dei Cinquestelle.
Altro parametro dato per sicuro sono quei 780 euro al mese considerati la soglia di reddito che ogni cittadino dovrà raggiungere. Chi non ci arriva, dunque, avrà diritto a un’integrazione che gli consenta toccare quella quota.
Questo per sommi capi, perché la manovra economica che recepirà il Def dovrà prevedere un meccanismo molto più articolato che tenga conto del reddito familiare nel suo complesso e dei parametri patrimoniali che potrebbero escludere dal ventaglio dei beneficiari chi vive in una casa di proprietà.

 


In Calabria 700mila poveri

Molto difficile al momento, dunque, stabilire chi percepirà il reddito di cittadinanza, ma è comunque possibile fare qualche conto a spanne per cercare di delineare l’impatto del provvedimento in Calabria, che resta la regione più povera d'Italia.
Da queste parti, la povertà assoluta, cioè quella che affligge chi non riesce a garantirsi un livello minimo di sussistenza economica, riguarda il 9,8% della popolazione (dati Istat), cioè circa 200mila cittadini. Dovrebbero essere innanzitutto questi, dunque, a fruire del reddito di cittadinanza, per una spesa totale di oltre 150 milioni di euro al mese.
Ad essi, però, vanno aggiunti anche coloro che vivono una condizione di povertà relativa, cioè hanno un reddito al di sotto di quello medio procapite per una determinata area geografica. In Calabria questa percentuale è altissima, la maggiore di tutto il Paese: 35,3%, contro il 4,4% della Valle d’Aosta, che è la regione con meno poveri in assoluto.
Questo vuol dire che quasi 700mila persone in Calabria vivono comunque una situazione di grave disagio economico. Si tratta di cittadini - uno su tre - che un reddito ufficiale, seppur bassissimo, ce l’hanno e il sussidio verrebbe quindi erogato in misura variabile, cumulandolo ai guadagni regolarmente dichiarati fino al raggiungimento dei fatidici 780 euro. È qui che il discorso si fa più complicato perché sul calcolo, secondo le prime indicazioni, peseranno diversi fattori, come la composizione del nucleo familiare e l’eventuale proprietà della casa in cui si vive.

 

Dieci miliardi di euro basteranno?

Tutto ancora molto aleatorio, dunque, tanto più che diversi conti non tornano. Ad esempio, Di Maio ha affermato che il reddito di cittadinanza riguarderà complessivamente circa 6 milioni e mezzo di persone, per una spesa complessiva - come detto - di 10 miliardi di euro. Dividendo questa somma per il numero di destinatari preventivato, però, si arriva a un sussidio mensile di appena 128 euro, molto al di sotto dunque dei 780 euro prospettati e meno della metà dei 307 euro che rappresentano il reddito di inclusione dell’ex governo Gentiloni, incassato al momento da circa 850mila cittadini.
C’è da presumere, dunque, che le cifre che hanno trovato posto nel Def siano solo una parte della spesa che bisognerà affrontare per consentire al reddito di cittadinanza di decollare, senza considerare i costi che bisognerà iscrivere a bilancio per riformare i Centri per l’impiego (2 dei 10 miliardi di euro previsti), che dovrebbero diventare lo snodo cruciale per la fruizione del sostegno al reddito, che in teoria dovrebbe essere condizionato alla disponibilità dei beneficiari a seguire corsi di formazione e a valutare positivamente le proposte di lavoro (quali?) che gli verranno presentate, pena la perdita del sussidio al secondo o terzo rifiuto, si vedrà. Dubbi che soltanto la legge di Bilancio, con il reddito di cittadinanza finalmente cristallizzato in norme precise, potra sciogliere.

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