La pubblicità non è più solo un mezzo per vendere il prodotto, ma può diventare uno strumento di valorizzazione del territorio, utile anche a dare informazioni ai cittadini. È la pubblicità intelligente di cui si è parlato a Roma, alla Camera dei deputati, nell’ambito del convegno “La Pubblicità Esterna amica delle città - Cultura e innovazione per le Smart Cities”, organizzato dalla Fondazione Ottimisti&Razionali in partnership con le Associazioni nazionali della pubblicità esterna. A fare gli onori di casa, Claudio Velardi, presidente della Fondazione che ha sottolineato il grande valore della pubblicità esterna come elemento di arredo delle città e l’importanza di supportare il tessuto delle piccole e medie imprese, che, lo ricordiamo, rappresentano il 99,9% delle imprese italiane.

«La pubblicità intelligente svolge un ruolo fondamentale di interazione con i cittadini che ormai hanno tutti a disposizione lo smartphone attraverso il quale si può interagire in mille modi con servizi di pubblica utilità, per le notizie del traffico, della sicurezza, dell’ambiente -ha dichiarato Velardi, aprendo i lavori-  È una straordinaria risorsa che si può mettere a disposizione della città se le istituzioni danno una mano per aiutare e semplificare le procedure soprattutto dal punto di vista amministrativo visto che sono ancor un po’ farraginose». Sulla stessa lunghezza d’onda, Annarita Patriarca, deputata e segretaria d’Aula che sulla semplificazione amministrativa ha aggiunto: «è una priorità del Governo sia per il settore che per il Paese, per renderci più competitivi a livello internazionale». Non solo: tra Sud e Nord del Paese c’è un grosso squilibrio a livello di distribuzione di strutture di pubblicità esterne «basti pensare che il 70 per cento sono al Nord e solo il restante al Sud del Paese e questo è un divario che va sanato», ha concluso Patriarca.

Il rapporto dunque con lo sviluppo urbano è fondamentale soprattutto in un momento come questo di profondo cambiamento anche grazie alle risorse del Pnrr. Pierciro Galeone, direttore della Fondazione Ifel guarda al futuro: «dobbiamo pensare a come saranno domani le nostre città, dopo gli investimenti. In questa trasformazione bisogna capire che le città non cambiano per crescita ma per trasformazione interna, partendo spesso dalle periferie valorizzandole al meglio e anche a questo serve la pubblicità».

C’è poi un altro aspetto su cui la pubblicità intelligente svolge un ruolo fondamentale: si tratta del rapporto con il patrimonio artistico e culturale di cui parla Antonio Leo Tarasco, capo ufficio legislativo del Ministero della cultura: «pensate quanto potrebbe migliorare l’esperienza di fruizione dell’opera d’arte grazie allo scambio di informazioni online, la pannellistica che spiega le opere d’arte, un sistema digitalizzato di prenotazione svincolato dai luoghi fisici. Anche la didattica museale potrebbe essere sostituita da pannelli più agili perché oggi per aggiornare quelli tradizionali ci sono costi notevoli». Tarasco ha anche sottolineato l’importanza di garantire «l’uniformità di azione degli uffici del Ministero della Cultura e una standardizzazione delle possibili decisioni, in modo che tutti, cittadini e imprese, sappiano a cosa deve attenersi e quali sono le regole». 

Parlando di smart cities è normale guardare città come Berlino, Londra, Parigi senza contare New York, Dubai e Tokio; sono nuove realtà urbane in cui le risorse si gestiscono in modo intelligente, mirando a diventare economicamente sostenibili e autosufficienti dal punto di energetico e in cui c’è una forte relazione tra le infrastrutture materiali e il capitale umano e intellettuale. Sono città efficienti e innovative in cui anche la pubblicità è pensata in questa senso: da una parte c’è un investimento tecnologico che riduce gli sprechi (pensiamo alla riduzione di carta), ma diventano attività redditizie anche per chi acquista gli spazi pubblicitari, arrivando ad un pubblico più ampio e interessato al messaggio e convengono agli stessi cittadini, a cui si forniscono informazioni puntuali di utilità quotidiana ma anche, in tempo di pandemia, sulla situazione sanitaria. In Gran Bretagna abbiamo già visto cartelloni pubblicitari che riconoscono chi li guarda, a Tokyo e Dubai pensiline smart dotate di touch screen, wi-fii e app per avere informazioni in tempo reale, panchine intelligenti che danno notizie e possibilità di caricare il cellulare. Insomma il presente smart è già qui e città come Milano e Firenze sono già un passo avanti in Italia.

E Roma? Nella Capitale, secondo Federico Mollicone, presidente della VII Commissione della Camera dei deputati «c’è qualche segnale positivo ma non c’è ancora la percezione dell’importanza dell’interconnessione quella che ti permette con il telefono di trovare parcheggio, di integrarti con lo schermo, vedere uno spettacolo teatrale o avere informazioni sul calendario dei pollini. Per farlo è necessario una struttura maggiormente innovativa». L’obiettivo deve essere investire sinergicamente nell’innovazione digitale per instaurare un dialogo più solido con le comunità locali, anche in un’ottica di sostenibilità ambientale ed energetica. «Il rapporto con le Sovrintendenze, in primis, va snellito. La transizione digitale della cartellonistica deve essere favorita. Dobbiamo superare i dibattiti sulle smart cities chiusi nelle aule dei convegni e abilitare la transizione concretamente», ha affermato Mollicone.

Insomma oggi più che mai appare attuale ciò che Italo Calvino teorizzava ne “Le città invisibili” nel 1972: “D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.