‘La priorità del porto di Gioia Tauro è la riduzione del costo di lavoro’

È quanto dichiarato dal presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea, che si dichiara anche contrario a ‘ogni possibile scenario legato ad accorpamenti con altre realtà come Messina’
di Redazione
28 novembre 2015
11:43

Riduzione, in forma strutturale, delle accise sul carburante e delle tasse d'ancoraggio: queste sono le due misure che potrebbero essere inserite nella legge di Stabilità in discussione alla Camera. È quanto emerso dall’ultimo vertice ministeriale a Roma sul porto di Gioia Tauro.

 


"Si tratta di una novità importante che indubbiamente ci lascia soddisfatti – ha commentato il presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea. Tuttavia resta ancora bene aperta sul tavolo della politica, regionale e nazionale, una questione centrale per la definizione di una strategia d'intervento davvero completa e coerente. Mi riferisco all'abbassamento del costo del lavoro che ancora oggi, purtroppo, non vediamo figurare tra le priorità dell'agenda politica nazionale.

 

Il presidente di Confindustria dichiara infatti che questo costituisce uno dei principali fattori negativi per lo scalo reggino che incide negativamente sulla propria capacità di competere con altre realtà del Mediterraneo: “Il costo del lavoro di un operaio egiziano, solo per fare un esempio, è pari a meno di un decimo rispetto ad uno che lavora in un terminal italiano. Da ciò scaturisce l'esigenza di incidere profondamente sugli oneri previdenziali a carico delle imprese".

 

Da qui l’esigenza, così come evidenzia Cuzzocrea, di riconsiderare la proposta dell'Associazione di via del Torrion e: riprendere i principi della legge 522 del '99 che prevedeva sgravi contributivi fino all'80 per cento per le imprese che si occupano di cabotaggio marittimo nell'ambito dei collegamenti tra porti dello stesso Paese.

 

Il leader di Confindustria Reggio Calabria dichiara inoltre che occorre “allontanare ogni possibile scenario legato ad accorpamenti con altre realtà come Messina, anche perché lo stesso ministro Delrio recentemente ha affermato che la vocazione del porto di Gioia è proprio quella del transhipment e, aggiungiamo noi, delle attività retroportuali. Tutto questo rende evidentemente insostenibile l'ipotesi della fusione amministrativa”.

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