Sono in piena crisi gli imprenditori del settore vivaistico della Calabria. L’aumento dei costi delle materie prime che sarebbero cresciuti, secondo le stime fornite da Confapi, anche del 300 o 400 per cento, e di quelli dei carburanti utili non solo a dare linfa ai mezzi agricoli, ma, soprattutto, ad alimentare le caldaie che mantengono la temperatura ideale delle serre, sta causando una vera e propria emorragia su un ramo che non si è ancora pienamente ripreso dalla crisi pandemica.

Siamo stati nel comune di Pizzo, sulla statale 18, in una dell’aziende più grandi del settore, che non sta riuscendo a sottrarsi ai danni dell’aumento alle stelle dei carburanti. Vito Santacroce, la cui attività nasce negli anni Sessanta ed è anche presidente di Confapi Calabria, filiera agricoltura, è preoccupato: «Non potere riscaldare significa chiudere» ci dice.

Si è passati da cifre come 12mila euro al mese di carburante a 19mila, gli utili sono scomparsi e gli aiuti continuerebbero a latitare. Da qui l’appello di Vito Santacroce che è il titolare di un’azienda che dall’inizio degli anni Sessanta è tra le più importanti della Calabria. «Il btz, un tipo di olio combustibile denso, lo acquistavamo a trenta centesimi, ora a settanta. Il gasolio agricolo, invece, da cinquanta centesimi è arrivato ad un euro», si sfoga Santacroce che lancia un’importante sfida, quella degli impianti a biomasse che, «oltre ad incidere sui costi, sarebbero un ottimo strumento per diminuire l’inquinamento».

Su queste difficoltà si innesta poi il post pandemia che ha visto latitare gli aiuti promessi. Santacroce fa all’appello al neo assessore regionale al ramo Gallo affinché prenda contezza di quanto sta accadendo e intervenga con aiuti concreti.