Non tutto il raccordo ferroviario è passato sotto la gestione di Rfi, esistono ancora problemi su alcune particelle catastali, da qui le difficoltà che rendono per ora impossibile l’adeguamento della struttura che può potenziare l’offerta di trasporti intermodali da e per Gioia Tauro. Rocco Dominici, responsabile regionale del sindacato Fast-Slm, descrive così quanto ha appreso in un recente faccia a faccia con il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Andrea Agostinelli, scoperta che rende amaro il ritorno alla realtà dopo la bella notizia del definitivo via libera dato dalla Corte dei conti al gateway ferroviario già entrato in funzione. «Il ritardo di Rfi rispetto al necessario adeguamento del binario che collega la rete nazionale all’area portuale – ha spiegato dominici – non dipende dalla società, bensì da lungaggini burocratiche».

Ecco dunque che l’annuncio entusiasta fatto nel maggio 2020, dall’allora ministro Paola De Micheli, è per metà ancora lettera morta. Il consorzio regionale Corap non ha ancora ceduto del tutto le strutture e, quindi, appare ancora lontana la possibilità che da Gioia Tauro partano e arrivino treni lunghi 750 metri. «Per fare ciò – ha proseguito Dominici – bisogna attivare anche il secondo binario e intervenire nella stazione di Rosarno. Già alcuni sistemi meccanici sono disponibili, serve però un nuovo Piano del ferro interno allo scalo: tutti interventi che possono essere finanziati con i fondi del Recovery».

Insomma, non sono solo nella parte nord della Calabria gli ostacoli logistici che impediscono l’alta capacità ferroviaria. “Colli di bottiglia”, amministrativi e strutturali, esistono anche “nell’ultimo miglio” che precede la megastruttura realizzata dall’allora Autorità portuale con 19milioni di euro. «Arrivavano più treni 15 anni fa – commenta con amarezza Giuseppe Rizzo, segretario regionale della Uil Trasporti – e questo dipende anche dal fatto che lungo quel binario si vedono prevalentemente treni adibiti al trasporto delle auto».

Pochi container entrano ed escono via ferrovia, quindi, e in questi giorni sta alimentando il dibattito, non senza preoccupazioni, su quanto pubblicato da un sito di settore, Ship Italy, che ha rilanciato una dichiarazione – da parte di Federico Pittaluga, vertice delle società ferroviarie del gruppo Msc – secondo cui il gestore di Gioia Tauro «scommette e invita a scommettere su Genova, Spezia, Trieste e Livorno», e non sullo scalo calabrese. Sulla necessità di chiarimenti politici ad ampio spettro, l’appello di Rizzo. «Aspettiamo di capire – ha concluso il sindacalista – come il presidente Roberto Occhiuto intenderà la delega sull’area di Gioia Tauro, noi siamo convinti che sarebbe preferibile affidare queste partite ancora aperte ad un tecnico e non a un politico».