«Nella nostra regione, al pari di tante altre, non tutte le merci possono transitare ma in Calabria non ci sono grossi impedimenti strutturali che impediscono ai convogli di arrivare sulla linea adriatica via San Lucido». Il sindacalista Natale Spadaro smonta così la retorica secondo cui sarebbero insormontabili, e del tutto peculiari, le strozzature che frenano l’alta capacità ferroviaria del trasporto delle merci. «La stragrande maggioranza dei convogli ferroviari in circolazione – prosegue il segretario regionale della Uil trasporti settore Mobilità - possono transitare: se collo di bottiglia c’è, questo è soprattutto in qualche ufficio ministeriale che in passato ha impedito il reale sviluppo».

Non usa mezzi termini, quindi, demolendo il luogo comune dell’arretratezza dovuta ai tracciati vetusti, nei giorni in cui tocca capire in che tempi Rfi deve intervenire per migliorare l’offerta di servizi nell’area portuale di Gioia Tauro. «Il Pnrr – prosegue – prevede un intervento per allungare i binari nella stazione di San Ferdinando e per fare in modo che dallo scalo di Rosarno passino i treni da 750 m».

Cose da fare, quindi, che sono rallentate dal mancato passaggio definitivo della gestione del raccordo ferroviario dal Corap, consorzio regionale che realizzò l’infrastruttura, e la società del gruppo Ferrovie dello Stato. «La partenza dei treni da Gioia Tauro – osserva Nello Bagalà, operatore doganale di un’Agenzia di spedizioni – può diversificare l’offerta dei nostri servizi, abbattendo sia i tempi di arrivo a destinazione delle merci, sia i costi visto che oggi a parte il trasbordo da nave a nave possiamo contare solo sulla movimentazione via camion che costa di più rispetto al viaggio in treno».

Vogliono più convogli gli operatori, ma chi deve formarli – il gestore Msc che controlla pure le attività sulla banchina tramite Mct – di recente ha fatto sapere, suscitando parecchia preoccupazione, che punta maggiormente su scali del Nord, Genova e Trieste in primis. «E’ positivo quello che di recente si è potuto vedere grazie all’avvio del gateway ferroviario - conclude Bagalà – ma un treno ogni tanto non basta: ce ne vorrebbe uno al giorno anche per dare certezze alle nostri pianificazioni».
Fase che si conferma cruciale quella in atto, perché quello di Gioia Tauro - dopo essere tornato il primo porto italiano per trasbordo di container – rischia di non generare quello sviluppo del trasporto intermodale che, nei programmi dell’Autorità di sistema guidata da Andrea Agostinelli, resta un obiettivo prioritario a maggior ragione dopo che la Corte dei conti ha dato il suo assenso sulla spesa sostenuta per la grande instratruttura.

Le ragioni ? Potrebbero risiedere tanto dell'ancora non sanato del tutto conflitto tra Regione e Stato – per la gestione del raccordo – quanto nelle scelte aziendali di un gruppo che potrebbe non essere interessato a spostare verso Sud la base logistica dei traffici che instrada via terra, ma a metà novembre se ne dovrebbe sapere di più visto il convegno organizzato dai manager del gruppo Aponte con la partecipazione della sottosegretaria Bellanova.