Cgil e Uil incalzano il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e chiedono maggiore incisività sulla vertenza Calabria, l'agenda di sviluppo economico che aveva saldato l'asse tra la Cittadella e i sindacati ma che adesso sembra essersi intiepidito, soprattutto dopo la posizione assunta dal governatore sul tema dell'autonomia differenziata. 

La posizione del sindacato

Per il segretario della Uil, Santo Biondo, un argomento che assieme al disimpegno di alcuni fondi del Pnrr rischia di scavare divari ancor più profondi tra nord e sud mentre il segretario della Cgil, Angelo Sposato, agita lo spettro della mobilitazione di piazza se l'agenda non dovesse tornare tra le priorità della Cittadella.

La vertenza Calabria

La vertenza Calabria era stata costruita d'intesa con i sindacati (anche nazionali) su alcuni capisaldi. In primo luogo, infrastrutture poi sanità, zes, ambiente e politiche di sviluppo industriale ed è oggi su questi temi che i segretari incalzano il presidente della Regione: «La vertenza Calabria si è un po' arenata rispetto alle scelte che ha compiuto il governo nazionale ma anche la giunta regionale» ha dichiarato Angelo Sposato. «Noi avevamo posto tra i temi strategici quello delle infrastrutture. Ieri abbiamo visto cos'è successo: in Calabria cadono i ponti e si pensa a fare il ponte sullo Stretto».

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Sbloccare la vertenza 

«Per noi la statale 106, l'elettrificazione della linea Ionica e l'alta velocità sono priorità così come lo è il piano per il lavoro e gli investimenti che ancora non sono certi nelle aree zes. Temi fondamentali che in questo momento hanno subito una battuta d'arresto e se non si sbloccano è inutile andare avanti» ha aggiunto Sposato. 

La vertenza che non scalda più i cuori

Sulla stessa lunghezza d'onda anche il segretario della Uil, Santo Biondo: «Noi alla vertenza Calabria ci crediamo come al primo giorno» sottolinea. «Chiediamo che ci creda di più anche il presidente della Regione, il Consiglio regionale, gli amministratori locali, la classe dirigente e i parlamentari di questa regione. La vertenza Calabria deve essere una rivendicazione da contrapporre ad un progetto Calderoli che, invece, penalizza il mezzogiorno e su cui questo governo deve fare di più».

Lo schema antimeridionalista

«Assistiamo ad un cortocircuito tra l'autonomia differenziata, che non è costituzionale, mentre si decelera sull'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo schema rischia di ampliare le disuguaglianze nel mezzogiorno su sanità, mobilità, politiche sociali, istruzione, lavoro e sicurezza del lavoro. Di conseguenza, chiediamo che la vertenza Calabria - specifica Biondo - diventi un progetto da contrapporre a quello del Governo sul mezzogiorno che non ci convince».

Appuntamento in piazza

Il primo appuntamento in piazza per i sindacati è quello del 12 giugno sul tema della forestazione e sul contratto dei forestali: «I rapporti sono sempre coerenti con quelli che sono i risultati» incalza Sposato. «Se i risultati arrivano saranno rapporti di collaborazione. Noi non rinunceremo ad andare ai tavoli se però le questioni non si risolvono è chiaro che porteremo la vertenza Calabria nelle assemblee e nelle piazze».

Allergia alle manifestazioni

«Quindi, non bisogna essere permalosi quando c'è una assemblea sindacale o una manifestazione sindacale, anche perché - prosegue nel ragionamento Sposato - i temi introdotti dell'autonomia differenziata e del ponte sullo Stretto non rientravano tra quelli concordati con la giunta regionale. Ci sono ritardi ma speriamo che questi ritardi possano essere superati».

Emergenza infrastrutture

Entra nel merito, invece, il segretario della Uil, Biondo: «Sull'alta velocità probabilmente ci sarà una riprogrammazione dei fondi del Pnrr e quindi un disinvestimento. Sulla 106 ci sono tre miliardi ma è un risultato che non può bastare nell'ambito degli obiettivi che ci siamo posti all'interno della vertenza Calabria. Ci eravamo impegnati a vincolare tutti i governi nazionali nella programmazione risorse nelle leggi di Bilancio fino al completamento dell'opera. Siamo in ritardo e chiediamo attenzione».

Politiche industriali

«La zes che doveva diventare uno strumento di politica di rilancio industriale del mezzogiorno attraverso la portualità sta trovando gravi ostacoli da parte del governo nazionale. Mancano le risorse sugli incentivi agli investimenti, le misure sono prorogabili di anno in anno contrariamente ad ogni logica di investimento. Su questo in Calabria si sta rallentando mentre dovrebbe essere una leva di sviluppo industriale fondamentale».