Accogliendo il ricorso presentato dal Comune di Paola contro una sentenza emessa dal giudice del lavoro del tribunale cittadino, che in prima istanza aveva condannato l’ente a farsi carico delle richieste di mensilità arretrate e trattamento di fine rapporto avanzate da un ex dipendente della società Lao Pools, che - prima di essere fermata per un’interdittiva antimafia - si occupava di gestire il Servizio idrico integrato (Sii) per conto del municipio tirrenico, la sezione lavoro della Corte di Appello di Catanzaro ha di fatto esonerato la parte pubblica dal farsi carico di un esborso che rischiava di rappresentare un pesante passivo per le finanze disponibili al sindaco Giovanni Politano.

Se da un lato l’amministrazione cittadina può tirare un sospiro di sollievo, dall’altro ci sono diversi lavoratori (alcuni dei quali, ad oggi, ancora impegnati con le stesse mansioni per la ditta subentrata) che potrebbero veder sfumare le medesime istanze per le quali, a suo tempo, decisero di adire le vie legali.

La vicenda

Ricapitolando la faccenda, bisogna riportare indietro di sette anni le lancette della storia. Correva l’anno 2017, l’ultimo della gestione amministrativa che il popolo paolano aveva affidato all’allora sindaco Basilio Ferrari, quando la Prefettura di Cosenza emise un dispositivo che impediva alla società scaleota Lao Pools, all’epoca rappresentata dall’imprenditore Marcelo Forte, di proseguire il rapporto in essere con il comune di Paola. Una decisione dettata dalla presenza di elementi tali da prefigurare la possibilità che, l’operatore succeduto alla “Smeco”, potesse aver intrattenuto rapporti con soggetti “in odor di mafia”.

Immediato quindi lo stop di ogni attività da parte di Lao Pools, che successivamente - dopo una selezione che sondò anche l’interesse della società “Ecologia Oggi” - venne sostituita dalla ditta lametina “Ecotec”, la quale a tutt’oggi continua ad occuparsi del Servizio idrico integrato grazie ad un affidamento diretto che seguita a rinnovarsi a colpi di ordinanze sindacali, e per il quale è previsto un bando che ancora stenta a concretizzarsi.

Sebbene integrati nella pianta organica del nuovo soggetto gestore, i dipendenti che avevano prestato servizio per conto di Lao Pools, avevano da recuperare alcune mensilità - e in certi casi anche il Tfr - che la ditta scaleota non aveva loro corrisposto.

La Società Lao Pools, malgrado la situazione venutasi a creare, s’era fatta promotrice di un’azione legale contro il comune, chiamato a pagare più di 700mila euro, tra le doglianze della ditta (più di 500mila euro) e le spettanze dei lavoratori (la restante parte). A tal proposito il tribunale di Paola si pronunciò negativamente, pur tendendo in piedi le vertenze dei singoli dipendenti, dando loro ragione nelle dispute che li vedevano opposti al comune di Paola.

La sentenza principale riguardante la revoca del decreto ingiuntivo e del credito principale vantato da Lao Pools avrebbe dovuto attribuire maggiore importanza all'interdittiva antimafia. Tuttavia, i verdetti relativi alle singole posizioni dei dipendenti, avevano considerato irrilevante la decisione sul decreto ingiuntivo principale e, di conseguenza, gli effetti dell'interdittiva. Questa discrepanza tra le decisioni dei giudici del Tribunale è stata al centro degli argomenti di appello presentati dagli avvocati del Comune di Paola.

La decisione della Corte d'Appello

La Corte di Appello di Catanzaro ha concluso che il dispositivo di fermo attività dovuto a questioni di antimafia, ha immediatamente causato la rescissione del contratto tra la società e il Comune di Paola. In sintesi, l'interdittiva ha annullato la capacità di agire della Lao Pools, determinando la nullità del contratto di appalto e annullando la ragione creditoria della società nei confronti del Comune, che adesso - dopo essersi assicurato di non dover scucire gli oltre 500mila euro vantati dalla ditta – si vedrà “sgravato” anche della spesa relativa ai dipendenti, che rischiava di attestarsi attorno a cifre vicine ai 200mila euro.

A questo punto gli unici che potrebbero rimanere con un pugno di mosche in mano sono i lavoratori, che adesso avranno molte più difficoltà a recuperare le spettanze vantate per un lavoro che hanno comunque svolto, così come i trattamenti di fine rapporto. Come fossero stati destinatari anch’essi dell’interdittiva antimafia, i dipendenti ex Smeco, ex Lao Pools ed attualmente in forza nell’organico di Ecotec, avranno da penare per vedersi riconoscere il saldo per prestazioni lavorative che, comunque, all’epoca hanno garantito, consentendo alla città - ma soprattutto ai suoi amministratori di allora, che forse avrebbero fatto meglio a controllare a chi avevano affidato il servizio - di poter vivere nella normalità.