Operatori turistici in difficoltà a reperire la figura professionale del bagnino di salvataggio, obbligatoria negli stabilimenti balneari. C’è chi imputa le responsabilità al reddito di cittadinanza, altri attribuiscono tale fuga all’instabilità economica. Ci sono poi anche altre componenti, come il dato anagrafico vincolato alla giovane età e alle mancate prospettive economiche. Su questo punto, tuttavia, si registrano aperture iportanti rivolte prevalentemente al Governo: «Siamo disposti a sacrificarci, afferma il presidente vicario della federazione italiana imprese balneari Vincenzo Farina, ad assumere a medio lungo termine il bagnino di salvataggio pagando lo stipendio, ma lo Stato ci venisse incontro sui contributi previdenziali. Anziché elargire somme senza far nulla che si mettessero in campo politiche incentivanti».

Il reddito di cittadinanza

Chiaro è il riferimento al reddito di cittadinanza: «Di sicuro il reddito di cittadinanza è una delle ragioni per cui non si trovano bagnini». Il profilo professionale è delicato, riguarda la sicurezza a mare dei bagnanti. E questo elemento introduce responsabilità di non poco conto, oltre alla necessità di formarsi dettagliatamente sulle varie articolazioni d’intervento.

«Professione da valorizzare»

Al momento non si trovano bagnini, come fare? «Molti di noi fanno anche il sacrificio di abilitare propri familiari al fine di ovviare a questa esigenza, siamo costretti a ingegnarci pur di trovare una soluzione. E a volte anche a distrarci dalla gestione della struttura al fine di tenere l’occhio sulla spiaggia in quanto non abbiamo trovato personale per coprire il doppio turno». Per Ulderico Dell’Aquila, istruttore della società Salvamenti, «gli abilitati ci sono, ma molti giovani non ritengono di volersi assumere delle responsabilità. Ad ogni modo è una professione che va esaltata».