Gli inglesi fanno affari con la ‘nduja mentre la Calabria discute ancora di Igp

Il prodotto tipico di Spilinga, non ancora protetto dal marchio a tutela della sua originalità, spopola anche in Inghilterra dove molti si sono adoperati per la produzione. È il caso della  “Yorkshire Nduja”

di Stefano Mandarano
5 maggio 2019
13:56
La Yorkshire Nduja (foto Twitter)
La Yorkshire Nduja (foto Twitter)

Che la ‘Nduja di Spilinga sia prodotto ormai universalmente apprezzato e che abbia da tempo conquistato i gusti dei consumatori di mezzo mondo, è fatto ormai noto. Così come è risaputo che il più piccante tra i salumi sia anche uno dei prodotti italiani che vanta i maggiori tentativi d’imitazione. Ciononostante, ci si sorprende sempre - e con una certa dose di stupore - di fronte ai casi di emulazione che si rivelano con una certa frequenza. Scalpore aveva creato nelle scorse settimane il caso reso noto da un blogger italiano che, nel punto vendita newyorkese di una nota catena di ristorazione gourmet italiana (Eataly), aveva trovato un improbabile salame di manzo venduto a 70 dollari al chilo con il nome di ‘nduja. E ancor prima erano note produzioni dell’insaccato tipico di Spilinga da parte di salumifici non esattamente nostrani, segnalati in varie parti d’Europa, dall’Est al Nord del vecchio continente. Tra i popoli che più apprezzano la rossa e gustosa carne spalmabile, ideata alle pendici del Monte Poro, sembrano esserci soprattutto i sudditi di sua maestà Elisabetta II, regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. 

 

Oltremanica la ‘nduja spopola. È uno dei principali prodotti utilizzati dalla celebre catena di pizzerie dei fratelli Elliot (Pilgrim’s Pizza) e alla sua notorietà ha molto contribuito anche l’opera divulgativa dello chef calabrese Francesco Mazzei, volto noto di Masterchef Uk. Ovvio, quindi, che qualcuno fiuti l’affare, approfittando anche della mancanza di un marchio di tutela della produzione tipicamente spilingese. Così accade che in commercio si trovi anche la “Yorkshire Nduja”, prodotta e confezionata dal marchio Lishman’s of Lilkley, “pluripremiato macellaio del Yorkshire”, che di se racconta sul suo sito web di essersi guadagnato «la reputazione locale, regionale e nazionale come una delle migliori macellerie di tutto il Paese».


 

L’azienda, che produce anche chorizo (salume tipico spagnolo), riferisce anche che la sua ‘nduja ha ottenuto 2 Star awards nell’ambito di un prestigioso premio gastronomico. Sulla ‘nduja, che suggerisce di pronunciare «un-doo-yah (anche se a molti di noi piace chiamarlo anche Nudger!)», aggiunge: «Il nostro Yorkshire Pork Nduja è un salame morbido e spalmabile di origini italiane. È molto piccante; condito con pepe di Cayenna e peperoncino, e ha una meravigliosa qualità di fusione. Il modo preferito da mia figlia per usare questo prodotto è come “topping” per la pizza: è assolutamente eccezionale».

Nulla di male se anche in Inghilterra spopolino gli estimatori dei prodotti tipici calabresi. Certo questo caso dimostra in maniera incontrovertibile come, mentre a Spilinga si discute da anni di disciplinare di produzione e marchio Igp a tutela della sua originalità, altrove - in una Contea inglese nella fattispecie - si fanno affari prendendo un pezzo forte della tradizione gastronomica calabrese, infarcendolo di pepe di Cayenna (!), e facendone un prodotto da primo premio.  

Giornalista
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