VIDEO | È la motivazione che alcuni lavoratori si sono visti rinfacciare dall'azienda in una lettera che li accusa di assenteismo: «Ingiusto il trattamento che ci stanno riservando»
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«Malattia anomala», è questa la contestazione insolita che si sono visti rinfacciare – in una lettera che li avvisa dell’imminente licenziamento – 3 portuali di Gioia Tauro che hanno formato insieme ad altri colleghi un sit in di protesta. Davanti alla sede dell’Autorità di sistema portuale, e sotto le gru della loro azienda Mct, si sono radunati una cinquantina di lavoratori perché al fianco degli “avvisati” si aggiungono coloro che negli ultimi anni sono stati già licenziati e ora sono in causa. «Mi si contesta che ho presentato un certificato emesso dalla Guardia medica e non dal mio medico curante – ricorda Francesco Scarpace – ma quando ho avuto bisogno della visita solo quella era la struttura aperta. Eppure sono stato licenziato e la comunicazione mi è arrivata parecchi giorno dopo: io in pratica ho lavorato in nero».
Questo ex dipendente descrive un braccio di ferro ora giudiziario - «siamo in attesa che il giudice fissi la prima udienza» - mentre i 3 destinatari del nuovo avviso avvertono temono di finire anche loro in una lunga trafila giudiziari. «Già abbiamo avuto un incontro con l’ispettorato del lavoro – afferma Francesco Pugliese – che ha fatto domande al delegato dell’azienda che ha detto chiaramente che non intendono modificare la procedura e che noi siamo i primi 3 di una lunga serie».
I manifestanti hanno chiesto di incontrare i funzionari dell’Autorità di sistema – il presidente Agostinelli si trova a Dubai in queste ore – per chiedere all’ente di non sottovalutare «la portata di un metodo che ci sembra assai ingiusto, visto anche che nel porto la produttività è ritornata a livelli record». I lavoratori contestano la formula usata nelle lettere di contestazione. «Mi dicono che avrei chiesto giorni di malattia anomala – prosegue Pugliese – ma io sono stato colpito dal covid, sono stato posto in quarantena successivamente e quindi i miei certificati sono più che giustificati: non mi sento affatto uno scansafatica».
Diversi sono stati in questi anni i licenziamenti eseguiti al termine di una vera e propria caccia all’assenteista cronico, in alcuni casi il terminalista dei container ha impiegato anche degli investigatori privati, e in qualche occasione nella successiva causa di Lavoro l’operai ha ottenuto il reintegro riuscendo a confutare le prove raccolte.
«È ingiusto il trattamento che l’azienda mi sta riservando – conclude Vincenzo Reitano – dopo tanti anni di lavoro questa comunicazione che ho ricevuto a gennaio mi costringe ad andare al lavoro con una forte ansia sapendo che il 24 marzo per me si chiuderanno le porte».