Lamezia, gli immigrati allevano bachi da seta e fanno rivivere la tradizione

Gli ospiti del centro di accoglienza Malgrado tutto si dedicano alla sericoltura favorendo il recupero di una professione antica e dimenticata che può rappresentare un'opportunità di lavoro

di Tiziana Bagnato
17 luglio 2018
15:58

Insegnare l’antica arte della sericoltura agli immigrati per fare rivivere una professione in via d’estinzione e difficile da riattivare e, allo stesso tempo, dare un’opportunità lavorativa in mano a chi ne ha bisogno e spesso viene tacciato di essere oggetto di puro assistenzialismo.

 


La cooperativa Malgrado Tutto, che ospita anche un Cas (Centro di Accoglienza Straordinaria) ha attivato al suo interno un piccolo allevamento di bachi da seta la cui cura viene affidata proprio agli ospiti della struttura.

 

Un’arte difficile da maneggiare, nata in Cina, difficile da esportare anche per la rarità del gelso, la pianta di cui i bachi si nutrono e per l’intensa attività di nutrizione di cui necessitano le larve.

 

E ai ragazzi il progetto piace. Dall’accoppiamento, alle uova, alla cura dei bozzoli, fino alla raccolta dei fili di seta, seguono ogni fase. In particolare, a occuparsene è un ragazzo del Bangladesh Joyel, attento a ogni dettaglio e abile maneggiatore dei bachi, animali tanto poco piacevoli da un punto di vista estetico quanto delicati da crescere ed allevare.

Giornalista
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