VIDEO | Filippo Fittipaldi, presidente dell'Asd Corpus Club, spiega come i centri sportivi siano luoghi sicuri: «D'altronde - dice - non c'è nessuna evidenza scientifica sul fatto che siano fonte di contagio»
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Quando entriamo nella palestra Corpus che sorge al centro di Scalea, l'aria è surreale. Le stanze sono vuote e silenziose e quelle decine e decine di attrezzi per lo sport, tutti in fila, oridnati ma spenti, danno esattamente la dimensione del danno, non soltanto economico, provocato a quelle categorie maggiormente colpite dall'ultimo Dpcm. Le palestre, infatti, sono tra quelle attività momentaneamente sospese nell'ambito delle misure anticovid, ma qui da maggio scorso, dopo la fine del lockdown nazionale, non si è registrato nessun caso di contagio. «Niente, zero - dice Filippo Fittipladi, presidente dell'Asd Corpus Club - e non sono qui, ma in tutta Italia».
Palestre in regola, ma non è bastato
Una settimana fa, in questo stesso posto, c'era un via vai di atleti, giovani e meno giorvani, donne e uomini che per salute o per diletto venivano qui a curare fisico e mente, nel pieno rispetto di leggi e norme che regolano le nostre vite da inizio pandemia. Oggi le serrande della stuttura sono abbassate e l'unico accesso è consentito alle nostre telecamere, affinché possano documentare una situazione drammatica. «Abbiamo investito molto per garantire sicurezza agli iscritti e osservare rigidamente le regole - ha detto ancora Fittipladi -, ma non adesso, già cinque mesi fa, e lo abbiamo fatto con i nostri soldi».
Tutto inutile, il governo ha deciso che per ariginare la nuova ondata di contagi Covid che sta interessando l'Italia in queste settimane, le palestre devono rimanere chiuse. Per gli addetti ai lavori si tratta, senza mezzi termini, di una scelta insulsa e fuori da ogni logica, non suffragata da evidenze scientifiche.
Sacrifici inutili?
Se in tutti questi mesi di pandemia in questa palestra non si è registrato neppure un contagio, non è solo una questione di fortuna. Tutt'altro. Già a maggio il Corpus Club aveva trasformato la struttura nel posto meno adatto alla proliferazione e alla diffiduzone del virus, riempiendo ogni angolo della palestra con igienizzanti e carta mono uso. All'entrata c'è un cartellone che riassume tutte le regole vigenti e, se non bastasse, le stesse compaiono su un video registrato e proitettato di continuo su uno schermo. Gli iscirtti devono indossare guanti monouso e misurare la temperatura corporea con il termoscanner posto ad altezza uomo, a cui ci si sottopone prima di accedere alle aree adibite allo svolgimento dell'attività sportiva. Gli attrezzi, posti a distanza di sicurezza, vengono igienizzati dopo ogni utilizzo e anche gli ambienti vengono sanificati spesso grazie a uno strumento potatile e poco ingombrante costato diverse centinaia di euro.
Le regole di igiene e sicurezza sono osservate rigidamente anche negli spogliatoi, dove si può, pardon, si poteva accedere solo due per volta e dove era assolutamente vietato lasciare su sedie e panche scarpe e indumenti, com'è scritto su almeno quattro cartelli esposti. «Il governo ha preteso gli adeguamenti, anche in tempi piuttosto brevi, e noi abbiamo fatto tutto il possibile per essere in regola pur essendoci reduci da un periodo difficile, e poi ci ha chiuso le attività». Filippo, come tanti suoi colleghi, non si dà pace, anche perché i rischi sarebbero altrove: «Ma dove sono i dati che dimostrano che palestre e piscini sono focolai Covid? Io ancora non ne ho visti». Ma tant'è. Le serrande per ora restano abbassate.