Hanno manifestato a Lamezia sotto la pioggia battente in concomitanza con altre città italiane alcuni dei neo laureati in Farmacia e Chimica e Tecnologie Farmaceutiche della Calabria. Chiedono che venga abolito l’esame di Stato visto che dalla sua istituzione molte cose sono cambiate.

La protesta a Lamezia

In particolare questo prima seguiva al tirocinio post laurea mentre ora è interno al corso di studi. Ben ben 900 le ore di pratica effettuate nelle farmacie, con un esame di valutazione da 30 crediti e  un “diario di tirocinio professionale” vidimato ed approvato dall’ordine dei Farmacisti.

 

«Chiedere, in tale momento storico, un contributo d’iscrizione all’esame di 400-500 euro è impensabile e sconsiderato – ha affermato il rappresentante del gruppo “Laurea abilitante farmacisti” Calabria Giovanni Pandolfo -  perché crea un’ineguaglianza incostituzionale tra i vari neolaureati. In molti probabilmente faticheranno a raggiungere tale cifra e tanti saranno costretti a rinunciare al coronamento del proprio percorso dopo tanti sacrifici fatti già negli anni universitari».

Gli aspiranti farmacisti: «Poca chiarezza»

«La questione più importante resta però una: la mancanza di chiarezza e completezza delle informazioni date dal ministero. Ad oggi – ha aggiunto Pandolfo - il ministero ha specificato solo che l’esame verterà su un’unica prova orale condotta in videoconferenza, lasciando tutto il resto avvolto da un alone sfocato: le modalità, i criteri di valutazione, i contenuti dell’esame con i relativi programmi, i comportamenti che le commissioni dovranno assumere in talune eventualità (ad esempio interruzione della connessione internet da parte del candidato) sono ancora completamente indefinite, lasciate al caso, o peggio ancora, alla libera interpretazione della commissione esaminatrice stessa».

«Non siamo commercianti»

«Migliaia di colleghi si ritrovano quindi a vagare in un mare di incertezza assoluta, sospinti dalle onde di mille interrogativi senza responso, in una sorta di appuntamento al buio. Si evince quindi l’impossibilità di svolgere adeguatamente l’esame di Stato per questa sessione 2020, nonché la mancanza di qualsiasi criterio logico e fine pratico alla base dell’Esame di Stato in generale, ridotto ormai ad una capitazione una tantum dal fine meramente e vergognosamente economico». Allo stesso tempo i farmacisti protestano contro chi li riduce alla stregua di commercianti e chiedono una svolta culturale.