Una regione di nicchia necessita di azioni volte a renderla unica e distintiva. I numeri sui quali ragionare. Le prime indiscrezioni: spazio anche per gli Amari con in testa Caffo
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La Calabria del vino sarà presente alla 56ma edizione del Vinitaly che si svolgerà alla Fiera di Verona dal 14 al 17 aprile. Per presentare la nuova tappa di quest’attesa kermesse internazionale, utilizziamo le parole di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: «Vinitaly si conferma manifestazione top a livello internazionale, capace di innovarsi e rinnovarsi ogni anno, con estrema attenzione alla qualità e all’identità dei territori. Le aspettative - ha dichiarato il governatore già ministro dell’Agricoltura in una nota stampa del 30 marzo scorso - sono davvero alte, Verona e il Veneto saranno nuovamente al centro di uno straordinario palcoscenico, gli occhi del mondo e degli appassionati di enologia saranno puntati sulla città scaligera e sul più grande evento nel mondo del vino». «Secondo le stime - ha aggiunto Zaia - oltre alla crescita delle cantine espositrici che quest'anno saranno 4.000, per 100mila metri quadrati occupati, la 56ma edizione ha raggiunto un altro grande traguardo con il coinvolgimento di 1.200 top buyer, in crescita del 20% sull'edizione 2023 e addirittura del 70% rispetto a 2 anni fa. Sessantacinque Paesi i protagonisti della domanda estera selezionati, a cui si aggiungeranno, secondo le stime, circa 30mila operatori stranieri che arriveranno da oltre 140 nazioni, tra cui Stati Uniti, Canada, Cina e Regno Unito. Numeri molto promettenti, da sold out, che confermano il successo di Vinitaly, diventato negli anni punto di riferimento internazionale. C’è quindi molta attesa per una manifestazione che esalta uno dei comparti più importanti della nostra economia: il Veneto è la regione dove si produce più vino in Italia e quella che esporta di più nel mondo. Un ringraziamento agli organizzatori e a tutti coloro che si stanno impegnando per l’ottima riuscita di questa 56ma edizione».
Verso il Vinitaly 2024 | Vini Dop italiani, cresciuto nel 2023 l’export. Francia in testa per il prezzo medio al litro più alto
Toni entusiastici, ma non lontani dal vero, per un Made in Italy del vino che merita attenzione, rispetto e interventi sempre più adeguati al fine di affrontare le difficili sfide che si presentano sui mercati globali: dal cambiamento dei gusti dei consumatori alle crisi geopolitiche, dalle politiche dei prezzi alla necessità di essere sempre di più individuabili, unici e distintivi.
La Calabria si presenterà con una collettiva organizzata dalla Regione, Dipartimento Agricoltura, al Padiglione 12 di Veronafiere. Lo sforzo voluto da Occhiuto e Gallo è stato quello di concentrare il maggior numero di cantine calabresi in uno spazio unico, in modo da dare una visione il più possibile completa e articolata, tra operatori più storici e affermati, e nuove leve più o meno conosciute e desiderose di crescere. Seguo il Vinitaly da molti anni e, tradizionalmente, molte cantine, soprattutto le più grandi, erano sparse nei vari padiglioni del Vinitaly con un lavoro di posizionamento costante nel tempo. In una fiera appetita come quella veronese non è facile, infatti, occupare superfici stabili e ben visibili nei padiglioni più ambiti, per cui per diversi anni si è assistito ad una sorta di presenza parallela: da un lato le singole cantine in spazi acquistati autonomamente, dall’altro le collettive della Regione. Verificheremo, in questo 2024, come si siano fatti passi in avanti in direzione di una presenza unitaria che, dalle prime indiscrezioni non ufficiali, dovrebbe contenere un’ottantina di postazioni con stand di varia misura. Impossibile, quindi, in questo servizio, citare tutti gli espositori, ma non rinunciamo a fare qualche nome tra i più conosciuti: Librandi, Capoano, Spadafora, Ippolito 1845, Senatore, Statti, Lento, Ferrocinto, Barone Macrì, Russo & Longo, Criserà, Tramontana, Serracavallo, Zito... Novità di quest’anno la presenza degli Amari, settore nel quale la Calabria, come abbiamo già scritto, è leader nazionale per quantità prodotte: in testa ovviamente il gigante Caffo e il Vecchio Amaro del Capo, e poi altri marchi di successo quali La Spina Santa di Bova Marina con il suo Kaciuto.
La 56esima edizione del Vinitaly, che il network LaC seguirà da vicino, sarà anche l'occasione per presentare un nuovo progetto di comunicazione integrata rivolto alle eccellenze del territorio e ai suoi protagonisti.
La Calabria è una regione vitivinicola nobilissima ma di nicchia. Ne abbiamo parlato molto in queste ultime settimane, per sottolineare come l’essere “piccoli” comporti inevitabilmente la necessità di distinguersi. La Calabria (dati Vino in Cifre Uiv, edizione 2024) ha un potenziale produttivo di 10.810 ettari, a fronte del totale nazionale di 678.059, pari quindi all’1,59%. Si immagini che il Veneto, regione leader in Italia, dispone di 101.1066 ettari vitati, la Sicilia di 98.753, la Puglia di 90.219. Le dichiarazioni Agea (ufficiali) ci dicono che nel 2022 la Calabria ha prodotto 130.077 ettolitri di vini e mosti, a fronte di 49.842.611 di tutto il Belpaese (appena lo 0,26%). Un dato comparativo: il Veneto ha avuto all’attivo 12,6 milioni di ettolitri, la Puglia 10,13 milioni, la Sicilia 3,51, l’Abruzzo 3,08. Più piccole della Calabria, dal punto di vista vitivinicolo, soltanto la Valle d’Aosta, terra di montagne altissime, la stretta Liguria e la Basilicata. In questo quadro produttivo, la Calabria ha dato vita a 54.285 ettolitri di vini Dop (rossi, bianchi, rosati, passiti…), a fronte di 23.880.728 dell’intera Italia (lo 0,23%). Anche in questo caso qualche raffronto ci darà l’idea del rapporto che esiste fra le regioni italiane del vino e le piccole realtà, quali appunto la Calabria, che hanno di fronte un’unica strada percorribile: la qualità estrema e distintiva. Il Veneto ha prodotto 10,08 milioni di ettolitri di vini Dop, il Piemonte 2,36 milioni, il Friuli Venezia Giulia 1,73 milioni, l’Emilia Romagna 1,63 milioni, la Toscana 1,60 milioni, l’Abruzzo 1,07 milioni, la Sicilia 1,44 milioni.