I consumatori americani e anglosassoni, che amano tanto il Made in Italy, non usano bere l'amaro a fine pasto. Ecco quindi l'idea di spingere sui cocktail ora disponibili anche in comode lattine
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Agli Americani l’Italia piace tanto, e ne hanno assorbito molte abitudini. Del resto sono milioni i residenti in Usa che hanno origini italiane tanto da introdurre in maniera consolidata, nel corso dei decenni, cibi, usi e costumi originari del Belpaese: dalla pizza agli spaghetti ed alla pasta in genere, da certi tipi di salumi, ’nduja compresa, a formaggi di straordinaria qualità quali il Parmigiano Reggiano e la Mozzarella di Bufala, dal caffè espresso al cappuccino, alla parmigiana o ai tortellini. L’abitudine dell’amaro, però, bevuto in Italia come fine pasto o per una pausa al bar, non è penetrata nella mentalità a stelle e strisce.
Ne ho parlato nel corso dell’ultimo Vinitaly con Nuccio Caffo, general manager dell’importante gruppo calabrese che ha conquistato il difficile primato nazionale nella produzione e commercializzazione di amari, a partire dal celeberrimo Vecchio Amaro del Capo. È sempre un piacere chiacchierare con Nuccio Caffo: è serio, pacato, informato, competente, ed ha una visione internazionale frutto di anni e anni di lavoro e di esperienze in tema di export. Ecco l’idea, quindi, di proporre l’uso dell’amaro nei cocktail: una sorta di “cavallo di troia” per far apprezzare anche al vastissimo pubblico anglosassone i prodotti di punta dell’azienda di Limbadi che nel tempo ha dimostrato sia grandi capacità di radicamento nella tradizione sia forte propensione all’innovazione. Ecco quindi partire un complesso e articolato lavoro fatto di creatività e professionalità spese per lanciare cocktail firmati con il Vecchio Amaro del Capo.
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La consulenza di noti barman e bartender ha arricchito, in Italia e all’estero, la proposta della Caffo. Lo stesso sito aziendale, che vi consigliamo di consultare purché maggiorenni, è ricco di suggerimenti. Si va dal Capo Tonic (Vecchio Amaro del Capo, acqua tonica, succo di Lime, fetta di Lime) al Negroni del Capo (Vecchio Amaro del Capo, Emporia Gin, Vermouth Rosso, Peychaud’s Bitter, fetta di Pompelmo rosa), oppure al Calabrian Buck (Vecchio Amaro del Capo, Cognac Vsop, succo di Limone, sale, Peperoncino piccante, Ginger Beer, fetta di Cetriolo), o al Capo Sour (Vecchio Amaro del Capo, Sciroppo di zucchero, Albume d’uovo, succo di Limone, fetta di Limone). Tante soluzioni per i gusti più diversi.
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Ma non è tutto. Proprio in questi giorni la Caffo sta lanciando due lattine contenenti cocktail sempre pronti da servire e, potremmo anche a fare a meno di ripeterlo, a base di vecchio Amaro del Capo: il Capo Tonic, di cui abbiamo già parlato, e il Capo Arrabbiato Spritz (Vecchio Amaro del Capo Red Hot Edition, Prosecco Mangilli Extra Dry, Soda Water, Peperoncino piccante, Zest di Limone) che aggiunge una suggestiva nota di piccante. Le comode lattine con apertura a strappo, dopo opportuna e facile refrigerazione, sono immediatamente pronte per l’uso (“ready to serve”), sia per i degustatori finali, sia per bar e punti di ristorazione. Qualche fettina di agrumi sarà facilmente reperibile. Con i due nuovi arrivi la Caffo si conferma azienda a vocazione internazionale, in grado di monitorare e tradurre in prodotti di successo le mode e i gusti dei consumatori, ma con il vecchio Amaro del Capo e la Calabria sempre nella mente e nel cuore!