Territorio carico di fattori attrattivi, come la possibilità di sciare ancora in piena primavera, ma i flussi di viaggiatori continuano a concentrarsi per il 70 percento nelle settimane estive
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La nevicata di inizio settimana non è stata abbondante, ma sufficiente per consolidare quella coltre bianca che ammanta ancora la cima di Botte Donato, in Sila, dove gli appassionati degli sport invernali possono godere pure nelle giornate di Pasqua e di Pasquetta, del piacere di una sciata lungo la Valle dell’Inferno. Per tirare le somme ci sarà tempo, ma la sensazione nelle località di Lorica e di Cavaliere, è quella di una massiccia presenza di turisti, richiamati dalla possibilità di coniugare le attività tipiche dell’alta quota, con il trekking, la mountain bike e pure con la visita dei borghi del territorio.
Non solo mare
Il weekend della Resurrezione introduce tradizionalmente alla stagione turistica in Calabria con un calendario proiettato verso l’estate punteggiato pure di ponti più o meno lunghi, come quello imminente del 25 aprile, quello più breve del Primo Maggio e quello ampio del 2 giugno, il più favorevole da cogliere. La sfida è quella di riuscire a catalizzare l’interesse dei vacanzieri anche in questi periodi con l’obiettivo di destagionalizzare i flussi dei visitatori e sfruttare le tante potenzialità alternative a quelle balneari, offerte dalla Calabria nell’arco di almeno dieci-undici mesi e non segnatamente in quelli di luglio e agosto durante i quali si concentra invece circa il settanta percento degli arrivi.
Stranieri pochi ma si fermano più a lungo
Nelle previsioni dell’Istituto Demoskopika, la destinazione Calabria nel 2023 è accreditata di un incremento delle presenze, ma esclusivamente nella fase clou dell’estate mentre suscita meno interesse durante i restanti periodi dell’anno: «Estendendo l’analisi anche alle settimane di giugno e settembre – dice il presidente Raffaele Rio - stimiamo circa un milione e duecentomila arrivi sia italiani che stranieri, che dovrebbero generare oltre sette milioni e mezzo di pernottamenti per una spesa complessiva di circa cinque miliardi di euro. Dunque un indotto importante, senza dubbio». E però approfondendo il dato, oltre alla concentrazione di questi flussi proprio nella stagione balneare che dunque vanno ad impattare non in tutta la regione, ma soprattutto nelle località costiere, emerge una particolarità relativa alle presenze di turisti provenienti dall’estero che presenta una duplice caratteristica: «C’è un punto di forza – sottolinea il presidente di Demoskopika – La permanenza media della componente dei turisti stranieri è la più alta d’Italia. Questo significa – spiega – che chi viene dall’estero soggiorna in Calabria più a lungo. E però la percentuale di turisti stranieri, rispetto al totale, è molto bassa: il tasso di internazionalizzazione si attesta ad appena il 20 percento. Nel Veneto i turisti stranieri sono settanta su cento».
Difficile arrivare
Il dato delle presenze straniere è indice della capacità o meno di destagionalizzare. Ma anche di superare le difficoltà logistiche per raggiungere la Calabria. Perché se da un lato mettiamo, sul piatto della bilancia, i cosiddetti driver trainanti, ovvero i fattori che condizionano la scelta della Calabria come destinazione turistica, e quindi tra i più apprezzati l’enogastronomia, il mare, i parchi, dall’altro c’è il punto debole della carenza e soprattutto del costo dei collegamenti. L’appeal verso i flussi turistici dall’estero è essenziale: si tratta della componente con maggiore propensione alla spesa e pure con maggiori disponibilità. La componente quindi che, a differenza del turismo mordi e fuggi dei flussi provenienti dalla stessa Calabria o dai territori confinanti, impatta concretamente e strutturalmente sull’economia turistica regionale.
La sfida dei collegamenti internazionali
«La realtà – sostiene Massimo Falbo, responsabile regionale di Assoviaggi Confesercenti Calabria – è che gli aeroporti calabresi non sono collegati direttamente con i principali hub internazionali. Né gli scali della regione sono adeguatamente connessi, se non in alcuni casi isolati, alle località di interesse del territorio. Per cui, per un turista straniero, risulta scomodo e spesso antieconomico optare per la destinazione Calabria». Il ragionamento di Massimo Falbo induce a riflettere sul ritorno economico degli ingenti investimenti compiuti dall’amministrazione regionale per attrarre nei tre aeroporti di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, le compagnie low cost e se non sarebbe più redditizio puntare invece sulle principali compagnie di bandiera, e quindi Ita Airways, Lufthansa, British, tanto per citare le più conosciute, per garantire collegamenti più immediati con gli aeroporti esteri più trafficati a costi competitivi e in orari non disagevoli per i viaggiatori. «A di là dei mesi estivi, e in qualche caso pure nei mesi estivi – dice ancora Marcello Falbo – con l’attuale organizzazione dei voli è praticamente improponibile proporre ad un turista straniero di venire in Calabria. Ed è un peccato perché le nostre caratteristiche geomorfologiche e climatiche insieme alle altre peculiarità territoriali, hanno le carte in regola per sviluppare flussi turistici in qualsiasi periodo dell’anno».