«La sentenza del Tribunale Regionale delle Acque, che impedisce al comune di Galatro di incassare autonomamente i sovracanoni ad esso spettanti, dovuti dalla società Icq Idro, ricadente nel Bacino Imbrifero Montano del Mesima, lascia perplessa la Federbim». La federazione nazionale, tramite il presidente Gianfranco Pederzolli, boccia senza appello quanto stabilito dal tribunale di Napoli e approfitta del caso sollevato dal nostro network per illuminare una situazione critica che interessa molto da vicino la Calabria, grande esportatrice di energia idroelettrica.

Gianfranco Pederzolli

«La Calabria - prosegue il presidente - è la regione interessata da più Bim, bacini imbrifero montano, a livello nazionale, ben 18, che comprendono un totale di 155 comuni nelle diverse province. Ebbene, non esiste nessun Consorzio fra Comuni costituito sui 24 potenzialmente costituibili: questi sono dati che devono far riflettere».

Proprio l’assenza di un consorzio è stato determinante per bocciare la riscossione proposta dal solo comune di Galatro. «Secondo il giudice – prosegue il presidente - i sovracanoni sono ammessi, però a richiederli non può essere un solo Comune, ma l’insieme degli enti. Probabilmente, tale sentenza deriva da una sbagliata interpretazione della Legge 959/53».

Pederzolli, per spiegare come anche ai singoli enti sarebbero dovuti i sovracanoni, illustra poi la normativa secondo cui i Comuni compresi in un Bacino Imbrifero Montano sono costituiti in Consorzio obbligatorio. Secondo la norma però a decorrere dal 1997, qualora non venga raggiunta la maggioranza per la costituzione del Consorzio obbligatorio, il sovracanone debba essere versato direttamente ai Comuni. Per la federbin, che tutela gli interessi dei comuni sia associati che non, «ci troviamo dunque di fronte ad un chiaro abbaglio: è assurdo che ad un Comune venga inibita la riscossione di quanto gli spetta».

Il timore di Federbim è proprio che questa interpretazione crei un precedente che danneggia i comuni che non sono consorziati ed è a disposizione per formare tavoli locali che facciano capire agli amministratori l’utilità dei consorzi. «La Federazione – conclude il presidente - sente di dover tranquillizzare il Comune di Galatro, suggerendo di fare ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, il quale sicuramente ribalterà la sentenza».