Alle 23.54 è arrivata nello scalo commerciale di Gioia Tauro la nave Msc Sherley, l’ultima portacontainer che collega il terminal calabrese e il porto di Odessa bombardato, nel primo giorno di guerra, dalle truppe russe. Poco più di 1000 container, in un servizio settimanale che ora è sospeso alla ricerca di nuove rotte che porterebbero le merci nel Paese attaccato, che dimostrano come la guerra sia vicina alla Calabria anche materialmente. 

Destinazione inaccessibile, nel teatro bellico, ma questo che è il primo porto container italiano torna a essere la porta d’Europa attenzionata per capire anche i primi effetti delle sanzioni alla Russia decise dall’Unione Europea.

Agli operatori dell’import export, ovvero agli imprenditori piccoli e grandi che curano i viaggi delle merci, è arrivato un avviso con cui la Commissione Europea li informa che per il momento è possibile ancora ricevere e mandare container nelle 2 repubbliche annesse dalla Russia (Donbass), ma che a tale flusso – essendo quel territorio uscito dall’influenza ucraina con cui l’Unione mantiene gli accordi commerciali – verranno applicati dazi non calmierati, per rendere economicamente svantaggioso commerciare.

È il primo livello della lunga guerra anche commerciale che si profila, nelle stesse ore in cui Gioia Tauro deve ancora capire attraverso quali rotte alternative arriveranno i 600 container bloccati nel primo giorno di conflitto, visto che i terminal di Odessa non può più riceverli. Un’attenzione che si trasforma in allarme, perché nelle stesse ore in cui l’indotto deve capire come riposizionare le scelte alla luce delle impossibilità manifeste, nei pressi dell’ingresso della cinta doganale le forze dell’ordine presidiano un concentramento di autotrasportatori.

Per ora nessuno intralcio al traffico, ma la minaccia di blocco degli autotrasportatori è reale vista la trattativa in corso con il governo per il varo di misure atte a fronteggiare il caro carburante.