«Ci hanno abbandonati tutti». E’ amareggiato Renato Nunnari, presidente dell’associazione Sincronia. Un’associazione nata come gruppo di auto aiuto per ragazzi con disabilità mentale medio grave e i loro genitori.Un progetto sperimentale dell’Asp inizialmente affiancato da psicologi, psichiatri, operatori ed infermieri, un fiore all’occhiello servito anche ad evitare molti ricoveri. Definito “un progetto di qualità” era stato poi trasferito in un bene confiscato alla criminalità organizzata.

 

Ma da tempo Sincronia vive un vero e proprio stato di isolamento e va avanti a fatica. A seguire i ragazzi non c’è più personale, ci racconta Nunnari, sono cresciuti e con loro i loro genitori che, spesso, non hanno più le forze per partecipare con costanza. Per i volontari del servizio civile ogni anno Sincronia si sobbarca sulle spalle cifre importanti. Il progetto cucina, che prima era finanziato dall’Asp, ora ricade completamente sul sodalizio, così come i costi del mezzo per portare i ragazzi nella sede. L’unico aiuto arrivato dalla società partecipata del Comune Multiservizi era stato un pulmino, ma per bambini e che prevedeva solo il viaggio di andata. L’associazione era stata così costretta a rinunciare e a rivolgersi ad un privato pagandolo di tasca propria. Sforzi umani ed economici che stanno diventando invalidanti e che rischiano di fare svanire quello che venne definito un progetto di qualità dell’azienda ospedaliera.