Consumi in Calabria, Demoskopika: ‘Si registra una graduale uscita dalla crisi’

Le famiglie calabresi hanno speso circa 32 milioni di euro in più rispetto al 2013. Più spese per alimentari e per la salute, meno acquisti per cultura, abbigliamento e vacanze
di Redazione
19 agosto 2015
11:07

In rialzo le voci del bilancio domestico legate agli acquisti di beni alimentari, ai mobili, agli articoli per la casa, alle spese per le comunicazioni e a quelle per la salute. In rosso principalmente le spese per l’abitazione, l’elettricità, l’acqua, e le voci di acquisto per la cultura, per l’abbigliamento, per le calzature, per i servizi ricettivi e per la ristorazione. Il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio: «I dati ci descrivono una graduale uscita dalla crisi ma ancora lontana dal 2004 quando ciascuna famiglia calabrese spendeva quasi 400 euro in più al mese per vivere meglio».

 


Più spese per alimentari e per la salute, meno acquisti per cultura, abbigliamento e vacanze. Dal 2014 al 2013, l’andamento della spesa media dei nuclei familiari calabresi ha, interrotto, dopo gli ultimi anni di crollo degli acquisti, la sua contrazione facendo registrare un lieve incremento dello 0,2%: circa 32 milioni di euro in più pari a 41 euro a famiglia. La crescita è assorbita per oltre il 42% dalla spesa alimentare. Quasi 400 milioni di euro in meno, al contrario, per le voci di bilancio domestico legate all’abitazione, all’elettricità e all’acqua. É questo l’identikit della famiglia calabrese in relazione alle decisioni di acquisto effettuate nel 2014 rispetto all’anno precedente emerso dal consueto "Borsino delle famiglie calabresi" realizzato annualmente dall'Istituto Demoskopika.

 

« Nel 2014 – dichiara il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – sembra che si stia arginando l’andamento negativo dei consumi. Gli ultimi sono stati molto difficili per le famiglie calabresi che sono state costrette a contrarre drasticamente le proprie decisioni di acquisto rinunciando a migliore la qualità della vita. In questa fase e facendo tesoro del recente passato – continua Raffaele Rio – i calabresi hanno gestito gli effetti di questa situazione concentrando l’attenzione principalmente sui beni di prima necessità, tagliando alcuni eccessi, cercando di limitare gli sprechi e riducendo alcune voci di costo ritenute, in questa fase, non indispensabili. Insomma – conclude il presidente dell’ Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – stiamo assistendo ad alcuni segnali di uscita dalla crisi ma siamo ancora molto lontani dal 2004 quando ciascuna famigli calabrese spendeva quasi 400 euro in più al mese per vivere meglio».

Il borsino della spesa: consumi in crescita dello 0,2 per cento. Sono 6 su 12 le voci del bilancio domestico calabrese che hanno registrato un incremento nel corso del 2014. Una stima dell’andamento in salita della spesa familiare di 32 milioni di euro, pari allo 0,2 punti percentuali rispetto al 2013, ottenuta estendendo all'intero anno la spesa media mensile familiare regionale e moltiplicando il dato per il numero complessivo dei nuclei familiari.

 

In testa, nei valori assoluti della crescita della spesa familiare, le decisioni di consumo legate agli “Alimentari e bevande non alcoliche” che hanno fatto registrare un incremento di poco più di 300 milioni di euro pari ad un più 9,7% rispetto al 2013. A seguire la categoria “Altri beni e servizi” con un aumento dai budget familiari di 195 milioni di euro (+16,1%), per le voci “Mobili, articoli e servizi per la casa” con 78,8 milioni di euro (+11,7%) , ”Comunicazioni” con una crescita di 67,3 milioni di euro pari ad un più 12,8%, “Servizi sanitari e spese per la salute” con 39,2 milioni di euro (+5,8%) e, infine, la categoria “Tabacchi e bevande alcoliche” con 22,3 milioni di euro (+7,9%).

 

In rosso, in direzione opposta, le decisioni di acquisto relative al capitolo del bilancio domestico “Abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili” con un taglio di circa 382,7 milioni di euro (-6,6%), alla voce “Ricreazione, spettacoli e cultura” con poco meno di 151 milioni di euro (-21,7%), alla categoria “Abbigliamento e calzature” con 70,7 milioni di euro (-7,8%), ai “Servizi ricettivi e di ristorazione ” con una riduzione pari a 52,4 milioni di euro (-10,3%), all’ “Istruzione” con un taglio di 8,7 milioni di euro (-10,7%) e alla voce “Trasporti” con una contrazione pari a 5 milioni di euro (-0,3%).

 

 

 

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