Le foto appese alle pareti raccontano le attività degli anni passati: spettacoli, saggi di fine anno, concorsi. Le coppe e le targhe su mensole e scaffali testimoniano i successi conseguiti. Ma degli ultimi 12 mesi, purtroppo, c’è ben poco da raccontare: l’emergenza Covid ha svuotato le scuole di danza, chiuse da inizio pandemia. C’era ottimismo a settembre, quando ne è stata consentita la riapertura: con entusiasmo e sacrifici, i titolari delle attività hanno investito tempo e denaro per mettersi in regola e adeguare le strutture ai protocolli anti-Covid. Ma non è servito: dopo un mese, nuovamente lo stop.

«Un accanimento»

Attività non essenziali le hanno definite (come palestre e centri sportivi), ma chi lavora nel settore non ci sta: «Penso che sia invece tutto il contrario, perché dietro a queste attività ci sono famiglie che vivono di questo lavoro» si sfoga Mabel Mazzà, titolare di Studio Arte Danza di Crotone. Ha aperto la sua scuola 14 anni fa, si è affiliata al circuito Kledi Dance di Keldi Kladiu, ex ballerino di Amici, e ha sempre lavorato con estrema passione. «Non riusciamo proprio a spiegarci perché questo accanimento nei nostri confronti, siamo le uniche attività ad essere rimaste chiuse categoricamente» aggiunge con un filo di amarezza.

Percorso accademico interrotto

Entrate non ce ne sono, le spese invece continuano, e i ristori sono stati davvero irrisori: «Non abbiamo avuto quasi nulla di aiuto, mentre i costi sono altissimi, si fa fatica a sostenerli» aggiunge Massimiliano Cerullo, che 20 anni fa apriva la sua Anais Dance Company nella città pitagorica. Un luogo che per lui non è semplicemente un’attività economica, ma uno spazio in cui aiutare i ragazzi a esprimere il proprio talento: «Noi svolgiamo una funzione pubblica e sociale, aiutiamo i giovani ad appassionarsi all’arte della danza e li seguiamo con dedizione. Essere chiusi un anno significa fermare il percorso accademico dei ragazzi che, se non riapriamo, possono perdere tanto del lavoro artistico che hanno creato negli anni».

Attesa nell’incertezza

Mabel e Massimiliano si aggirano tra sale e spogliatoi con gli occhi velati di nostalgia. Nessuno dei due sa quando potranno riaccogliere bambini, ragazzi e adulti nelle loro rispettive scuole. «Devono decidere presto» concordano. Molte scuole di danza hanno già chiuso perché «la situazione è davvero disastrosa» e chi attende la buona notizia della riapertura, vive comunque nell’incertezza. Andare avanti è difficile. Per quanto si potrà continuare così? «È una domanda da un milione di dollari. Io – conclude Mabel - voglio essere ottimista e spero di potercela fare, ce la posso mettere tutta, ma poi quando arrivi a un certo punto…».