La lettera di licenziamento è arrivata con una raccomandata nella mattinata di oggi, 29 novembre: domani è il vostro ultimo giorno di lavoro - si legge più o meno in sintesi e interpretandone il senso -. Il mancato preavviso ve lo paghiamo a parte, basta che vi togliate subito dai piedi. Il benservito della Coopservice ha gettato nello sconforto trenta dei 92 operai impiegati nell'Azienda ospedaliera di Cosenza, e la dice lunga sul grado di considerazione nutrito dalla cooperativa emiliana nei confronti dell'istituzione retta dalla manager Giuseppina Panizzoli e dello stesso Saverio Cotticelli.

 

La promessa mancata di Cotticelli

Il Commissario ad acta testualmente, in uno dei tanti tavoli di concertazione aperti nelle scorse settimane con i lavoratori aveva assunto un impegno anche davanti al prefetto: «Nessuno perderà il posto». E invece, tanto per far capire quanto valga oggi la parola di Cotticelli, la Coopservice, infischiandosene altamente delle conseguenze in termini di erogazione dei servizi ai degenti dei nosocomi bruzi, i licenziamenti li ha adottati eccome, di venerdì pomeriggio e, come detto, senza preavviso. Per tagliare queste trenta teste, la cooperativa emiliana utilizza come motivazione la cessazione di una parte dell'appalto in essere con l'Azienda spedaliera, quella relativa al servizio di Oss, conclusa lo scorso 30 settembre. E qui è necessario ripercorrere la storia di questo tormentato affidamento che inizia nel 2014, quando la Coopservice subentra alla Dussman nei servizi di pulizia e servizi integrati ai pazienti.

 

Il contratto integrativo

Nel 2017 agli operatori viene riconosciuto lo svolgimento delle mansioni aggiuntive di Operatori socio sanitari, per questo l'Azienda ospedaliera integra l'appalto iniziale con un'ulteriore affidamento in tal senso, scaduto il 30 settembre 2019. Ed è in ragione della scadenza di questo appalto integrativo che la Coopservice ha adottato i licenziamenti, mentre l'appalto originario si chiuderà il 30 luglio 2020. Ma qualcosa non quadra, sia perché la Coopservice tra il 2014 ed il 2017 aveva comunque questi stessi livelli occupazionali anche prima dell'affidamento integrativo; sia perché basta operare un semplice calcolo per rendersi conto che 92 persone sono il minimo indispensabile per garantire la corretta esecuzione dell'appalto. Il contratto prevede l'obbligo per la cooperativa emiliana di erogare all'Azienda ospedaliera 11 mila ore mensili di lavoro. Ogni dipendente ha un part time da 130 ore, quindi per arrivare a quota 11 mila servono almeno 87 operatori, senza contare riposi, permessi, malattie e ferie.

 

Chi garantirà i servizi?

La domanda che tutti si pongono è in che modo, da lunedì, i servizi minimi in capo alla Coopservice potranno essere garantiti con sole 62 persone, a meno che la ditta non chiederà loro di sopperire con vari turni di straordinario. Contattato telefonicamente, Cotticelli tuona: «Si tratta di un atto scorretto e illegale. Adotteremo tutti i provvedimenti necessari per tutelare l'Azienda. Questo comportamento è al limite del reato penale di interruzione di pubblico servizio».

Intanto i lavoratori si sono recati in Prefettura dove sono stati ricevuti dal viceprefetto Eufemia Tarsia. Hanno il morale sotto i tacchi. Ecco la voce di uno dei dipendenti licenziati, Maria Salerno.