Qualcuno certamente storcerà il naso, ora che la determina dirigenziale del settore welfare contenente l’impegno di spesa necessario per coniare le cinquemila monete di pregio da distribuire alle famiglie meno abbienti della città, è stata pubblicata sull’albo pretorio, rivelando il costo dell’operazione. Il comune di Cosenza verserà alla ditta aggiudicataria, la Orozen srl con sede in provincia di Vicenza, circa 40 mila euro.

Gettoni d'argento al posto dei buoni cartacei

L’idea di mandare in pensione i tradizionali buoni cartacei e di sostituirli con gettoni realizzati in argento, del peso di nove grammi e mezzo ciascuno, ribattezzati con il nome di Bruziera maturata nello scorso mese di settembre, introdotta dalla giunta guidata da Mario Occhiuto, attraverso una delibera proposta dell’assessore ai tributi Lino Di Nardo. I nuclei familiare con reddito ISEE inferiore a mille euro avranno diritto a ritirare un certo numero di monete per un valore nominale massimo di 100 euro, determinato sulla base delle domande protocollate entro il prossimo 4 dicembre (clicca qui per scaricare la domanda). 

Acquisti consentiti negli esercizi convenzionati

I Bruzi potranno poi essere spesi per l’acquisto di generi di prima necessità negli esercizi commerciali convenzionati. A tal proposito, i termini per essere inseriti nell’elenco degli esercizi convenzionati, scadranno il 10 dicembre alle ore 12. I negozianti aderenti, avranno poi l’obbligo di accettarli, come corrispettivo di pagamento. Successivamente, a partire dal primo luglio 2019, ed entro il 30 novembre 2019, i Bruzi potranno essere convertiti in euro, secondo il loro valore nominale. Ma i negozianti possono anche scegliere di conservarli: trattandosi di monete in metallo prezioso e a tiratura limitata, nel tempo potrebbero anche aumentare di valore.

Il paradosso dell’investimento iniziale

Coniare monete da distribuire ai poveri è una iniziativa affascinante e avvicina gli amministratori di Palazzo dei Bruzi alle figure di novelli Robin Hood. E però non si può fare a meno di valutare la portata dell’investimento iniziale, quei 40 mila euro, anzi, per l’esattezza, 38.922 euro + 8.562,84 di Iva, necessari all’acquisto dei gettoni. Di cui, nel complesso poco più di 21.375 euro sono stati spesi per la manifattura e la restante parte sulla base della quotazione dell'argento. Soldi che forse potevano essere destinati ad allargare la platea dei bisognosi da aiutare, oppure l’ammontare dell’aiuto stesso. I buoni spesa sono carta straccia, ma assolvono ugualmente alla funzione richiesta. Per questo la scelta adottata dal Comune non mancherà di alimentare polemiche.