I dubbi rimangono, come permangono tutti quei ragionamenti da considerare sulla compatibilità e le prospettive del porto di Corigliano Rossano. Sull’insediamento industriale che la società americana Baker Hughes vuole realizzare nello scalo marittimo ionico, al momento, spirano venti non propriamente benevoli e quei dubbi li agitano il sindaco, Flavio Stasi, ed il comitato a difesa del porto.

La Baker Hughes, da quanto appreso nei giorni scorsi da una nota diramata dalla stessa azienda, ha intenzione di realizzare nel porto di Corigliano Rossano delle strutture in cui lavorare macchinari e componenti per la compressione del gas, la generazione di energia elettrica a supporto di soluzioni per la transizione energetica. In questi enormi capannoni dovrebbe essere effettuata – sostanzialmente – la fabbricazione, la verniciatura ed il montaggio di queste apparecchiature, che poi saranno trasportate via mare in tutto il mondo con delle enormi navi cargo.

Baker Hughes, per come dichiarato, ha intenzione di investire circa sessanta milioni tra il porto di Schiavonea e quello di Vibo Valentia, dove opera già da tempo. Un investimento che secondo le stime potrebbe produrre, tra i due scali, circa duecento posti di lavoro, diretti e indiretti. La società americana sostiene anche che attiverà percorsi dedicati alla formazione del personale. L’indotto potrebbe accrescere i livelli occupazionali nel settore della logistica e nel metalmeccanico.

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Insomma, due compartimenti che stridono con le vocazioni del porto di Corigliano Rossano che sono la pesca, ed in prospettiva il turismo con la realizzazione della banchina croceristica già programmata dall’Autorità di sistema portuale dei mari Tirreno Meridionale e Ionio e il diportismo, anche grazie alla ripresa del servizio del cantiere nautico, fermo da anni per beghe giudiziarie.

E se da una parte il presidente dell’autorità portuale, Andrea Agostinelli, sta favorendo questo percorso, dall’altro il comitato a difesa del porto frena, mentre il sindaco Stasi vuole vederci chiaro.

Di «un investimento cospicuo e importante accompagnato da un progetto manifatturiero, sul quale l’Autorità si riserverà, come da procedura, i dovuti approfondimenti», ha parlato Agostinelli, aggiungendo che «qualora i vagli saranno positivi, il porto di Corigliano avrà un suo cantiere, destinato alla produzione di elementi all’avanguardia, da spedirsi via mare in tutto il modo. E quel che conta, nel pieno rispetto delle attuali destinazioni funzionali delle banchine, anzi ottimizzando gli spazi di banchina e gli ormeggi con ulteriori investimenti a cura della Autorità. Una promessa mantenuta. E, nella visione strategica dell’Autorità, questo insediamento ha ampi margini per un futuro ulteriore sviluppo del porto».

Stasi: «Sul porto serve prospettiva e compatibilità con l’esistente»

Affermazioni che non bastano a rasserenare completamente il sindaco di Corigliano Rossano, che ai microfoni di LaC News24 frena i facili entusiasmi sulle ipotetiche ricadute occupazionali.

«Intanto – dice Flavio Stasi – sono felice di dover affrontare una discussione di questo tipo, perché il fatto che ci siano dei potenziali investimenti in città è comunque positivo. La storia, però, ci impone cautela, non sempre gli insediamenti produttivi, ed in particolare quelli di carattere industriale, hanno rappresentato una ventata positiva per la città. Ascoltando le istanze dei cittadini, delle organizzazioni sindacali ed anche quelle dell’autorità di gestione del porto, che in questo caso sta favorendo questo tipo di percorso, dovremo valutare se effettivamente ci sono criticità, se questo investimento è compatibile con la convivenza serena della marineria e con le prospettive di rilancio del porto, sul quale vogliamo ricoprire il ruolo principale che non può non essere quello turistico e commerciale. Se il progetto sarà conciliabile con queste vocazioni, sicuramente lo accetteremo, altrimenti bisognerà lavorare affinché sia compatibile, oppure andremo in altre direzioni».

Al primo cittadino di Corigliano Rossano «non è, però, piaciuta molto la declinazione sui posti di lavoro», ovvero «vecchie logiche secondo cui si accettano supinamente situazioni che potrebbero avere delle ripercussioni sul territorio solo per rincorrere più alti livelli occupazionali».

«Prima di affermare che ci saranno cinquanta, cento, duecento posti di lavoro, e credo siano assolutamente necessari al Mezzogiorno, il ragionamento deve sciorinato in prospettiva. Bisogna capire se i posti di lavoro in più avranno un impatto su quelli che già ci sono o ci potranno essere. Noi dobbiamo ragionare sulla compatibilità e prospettiva del porto. Su questi presupposti – conclude Flavio Stasi – siamo e saremo felici di poter affrontare un argomento di questo tipo perché vuol dire che c’è interesse nell’investire nella nostra città».

Abate: «No all’industrializzazione del porto di Corigliano Rossano»

Anche il comitato a difesa del porto rappresentato dall’ex senatrice del Movimento Cinque Stelle, Rosa Silvana Abate – da qualche giorno si sta facendo sentire su questo argomento.

«Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica – spiega Abate a LaC News24 – perché la notizia di questo insediamento industriale nel porto di Corigliano Rossano sta passando in sordina. La multinazionale vorrebbe portare nel nostro scalo marittimo la cantieristica pesante». Secondo la senatrice il progetto è incompatibile con le vocazioni dello scalo di Schiavonea. «L’investimento prevede di assorbire quasi tutto lo spazio più nobile del porto. Presenteremo accesso agli atti perché vogliamo capire anche quale sarà l’impatto ambientale e la compatibilità con le attività che già insistono nel porto, ovvero la pesca ed il turismo con la realizzazione della banchina croceristica e l’apertura dei cantieri navali che possono ricoverare anche le grandi imbarcazioni da diporto. Non capiamo come mai si voglia mutare la vocazione del nostro porto da commerciale, ittica e turistica, ad una conversione industriale».