Caro gasolio, pescatori in ginocchio. Ed ora ad aggravare la situazione il conflitto in Ucraina. Aumentano i costi di produzione del 40%, mentre il prezzo di vendita del pescato rimane bloccato. Una delle spese maggiori per le imprese che operano nel settore ittico è proprio il carburante. Il comparto era già stato colpito dalle condizioni climatiche poco favorevoli, ora però la situazione sta precipitando.

Ed è per queste ragioni che non sono da escludere, sin dalle prossime ore, azioni eclatanti di protesta. La senatrice Rosa Abate ha sentito una delegazione della marineria di Schiavonea: «Chiederò il massimo impegno al Governo e al Ministro dell’Agricoltura per intervenire e sostenere anche il settore della pesca».

«In una situazione di tale crisi nazionale ed europea di certo andrebbero anche rivisti i progetti del Pnrr per inserirne altri con diretta ed immediata ricaduta sul primo anello delle filiere, nella pesca ed in agricoltura, costituito dai produttori e dai pescatori, per evitare che tutti i fondi europei si perdano nei meandri delle varie sovrastrutture negli anni creati ad hoc ma che si sono dimostrati poco incisivi e utili sia per gli agricoltori che per i pescatori».

La parlamentare auspica che «lo Stato intervenga immediatamente anche con uno scostamento di bilancio, richiesto da più parti. Senza adeguate ed urgenti misure per calmierare il costo del carburante le imbarcazioni saranno dunque costrette a pescare in perdita se non addirittura a restare in banchina con gravi ripercussioni sulla filiera e sull’occupazione per un settore fondamentale per l’economia nazionale e con un vasto indotto collegato».