VIDEO | A Cosenza l'iniziativa della Fondazione Bellisario con il supporto di Confagricoltura e il patrocinio dell'Ordine degli avvocati. Nel Pnrr previste risorse per 10 milioni di euro
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
A poco più di un anno dall'entrata in vigore del sistema di certificazione sulla parità di genere, sono ancora poche, circa 670, le imprese in Italia che hanno richiesto ed ottenuto il sigillo di qualità attestante l'adozione di prassi aziendali adeguate ad eliminare le diseguaglianze tra uomini e donne nell'ambito dei processi lavorativi, nell'erogazione dei salari, nell'offerta di opportunità di crescita professionale. Titolare del sistema di certificazione, inserito tra gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è il dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L'impegno per le donne nelle imprese
L'innovativo strumento di misurazione e monitoraggio delle policy aziendali, impiegate nei processi produttivi e di gestione per ridurre il divario di genere fino ad annullarlo, è stato ideato dalla presidente della Fondazione Bellisario Lella Golfo, 82 anni, già parlamentare tra il 2008 e il 2013 eletta sotto le insegne del Popolo delle Libertà, originaria di Reggio Calabria, una vita trascorsa a difesa dei diritti dello donne. Durante la legislatura trascorsa alla Camera dei Deputati è stata promotrice della legge che porta il suo nome insieme a quello dell'esponente Pd Alessia Mosca per l'accesso obbligatorio delle donne nei Cda e nei collegi sindacali delle società quotate in borsa, entrata in vigore nel 2011. In seguito all'applicazione di questa norma, la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione è passata in dieci anni dal 7% al 37% secondo le stime diffuse dalla Consob nel 2020. Una tendenza poi cresciuta ancora fino a superare lo scoglio del 40 percento.
Il lavoro in seno alla task force
Adesso Lella Golfo è stata promotrice di quest'altra novità. Ma occorre una maggiore informazione sulle modalità di accreditamento. In questa ottica, alla Camera di Commercio di Cosenza, si è svolto un dibattito informativo promosso da Confagricoltura, con il patrocinio dell'ordine degli avvocati, proprio insieme alla Fondazione Bellisario, il cui ruolo, come detto, è stato fondamentale. «Con questa iniziativa abbiamo avviato una rivoluzione culturale – ha affermato la presidente Lella Golfo – Mi lasci dire che la certificazione è una mia creatura. L'ho proposta all'allora ministra Elena Bonetti che mi aveva chiamato a fare parte della task force opportunamente chiamata Donne per un nuovo rinascimento. Adesso è diventata una realtà».
Modalità e vantaggi dell'accreditamento
L'adesione delle aziende è volontaria. La certificazione è a cura di organismi accreditati chiamati a verificare il rispetto dei requisiti richiesti. Nell'ambito del Pnrr sono state previste risorse pari a dieci milioni di euro come contributo alle spese sostenute per ottenerne il rilascio. Alcune regioni hanno previsto lo stanziamento di ulteriori fondi integrativi di questa somma. La certificazione consente di accedere a sgravi fiscali ed anche a punti di premialità nella partecipazione ai bandi di accesso a finanziamenti europei. Il convegno ospitato nella Sala Petraglia della Camera di Commercio, rappresentato nella circostanza dal componente di giunta dell'ente Luigi Nola, è stato introdotto e presentato da Filomena Greco, delegata della Fondazione Bellisario di Cosenza e consigliere di Confagricoltura. Sono intervenuti tra gli altri gli assessori regionali Emma Staine e Gianluca Gallo, la presidente provinciale di Confagricoltura Paola Granata, la presidente dell'ordine degli avvocati Ornella Nucci e, da remoto, la referente Calabria della Fondazione Bellisario Teresa Ruberto. L'ex ministro Elena Bonetti ha portato i saluti con un messaggio videoregistrato. Hanno inoltre portato il proprio contributo le avvocatesse giuslavoriste Brunella Caiazza e Giulia Bifano.
La radiografia dell'Istituto Piepoli
L'appuntamento ha offerto l'occasione per un'analisi della condizione della donna in Italia ed in ambito lavorativo. Diffusi i dati di un sondaggio condotto dall'Istituto Piepoli che rileva come il 65 percento del campione ritenga migliore la condizione dell'uomo nel Paese rispetto a quella delle donne, il 23 percento pensa sia la stessa e solo il 9 percento valuta che al contrario, sia migliore la condizione della donna rispetto a quella dell'uomo. Nell'ambito della medesima ricerca, è emerso che la maggioranza degli italiani è convinta che un maggior impegno delle donne in politica sarebbe determinante per abbattere la corruzione, per ridurre povertà e discriminazioni, per armonizzare i tempi di lavoro e di vita dei cittadini.