VIDEO | Imprenditori in serie difficoltà dopo mesi di chiusure e attività a singhiozzo: «Non so dove andremo a finire. Devo portare il pane a casa»
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Diventano sempre più pesanti le conseguenze economiche della pandemia. Ristoranti e attività commerciali sono allo stremo dopo settimane di chiusura o periodi di lavoro a singhiozzo. E a Catanzaro c’è chi decide di tenere aperta la propria attività per protesta. È il caso di una vineria in una delle vie della movida nel quartiere lido. «Siamo qui a protestare perché noi vogliamo lavorare - ha spiegato Rosa Passarelli, titolare del Wine House -. Che sia zona rossa o arancione per noi cambia poco perché dobbiamo continuare con l’asporto. Ma ora siamo stanchi, è da un anno che ci promettono tante cose ma siamo sempre punto e a capo».
Piegati dalla crisi
«Fino ad oggi siamo sopravvissuti non grazie al Governo ma grazie ai nostri sforzi e a quello che abbiamo raccolto e messo da parte negli anni scorsi – ha aggiunto Francesco Cavigliano, titolare dello stesso locale -. Adesso siamo sotto lo zero». Da un locale storico ad una nuova attività, i problemi non cambiano. Francesco Fulciniti, 23 anni, ha aperto la sua pizzeria a inizio ottobre, in piena pandemia, una scommessa sulla quale ha voluto puntare a tutti i costi ma che lo sta mettendo in seria difficoltà: «Anche se è una pizzeria attrezzata per l’asporto e la consegna a domicilio, abbiamo dovuto dimezzare il personale. Al momento siamo in quattro, prima eravamo in sette. Purtroppo tre sono in cassa integrazione. Non lo avrei fatto – ha affermato il giovane titolare di Metrò Pizza - ma sono stato obbligato e lo Stato purtroppo non ci aiuta. Le bollette, l’affitto, i fornitori a fine mese devono essere pagati ma è diventato tutto più difficile».
«Vogliamo lavorare»
Ristori o no, quello che si chiede è solo di poter lavorare in sicurezza: «Non pretendiamo nulla dallo Stato – ha concluso Cavilgiano -. Io personalmente non ce la faccio più ad andare avanti così quindi o apro e lavoro o niente. Se mi tolgono il diritto di lavorare non lo so dove andremo a finire». «Non ho mai ricevuto un aiuto – ha aggiunto la Passarelli -. Io ho tre figli, devo portare il pane a casa e quindi devo lavorare».