È saltata la vendita di un ramo d’azienda della Abramo customer care alle società Newco Steel Telecom ed Enosi Holding, vendita che tuttavia avrebbe rioccupato poco più di 200 addetti a fronte dei complessivi 1.049 ad oggi impiegati nell’azienda calabrese di call center. La Tim ha infatti reso noto che non intende cedere le sue commesse, attualmente affidate alla Abramo, ad altre aziende. È quanto emerso dall’incontro che si è tenuto oggi tra le segreterie nazionali e territoriali di Cgil Cisl e Uil ed i commissari di Abramo per fare il punto sulla cessione del ramo d’azienda. Il diniego di Tim, comunicato dai commissari, si aggiunge peraltro alle perplessità già espresse dalle organizzazioni sindacali «su una cessione di ramo che non avrebbe risolto in maniera definitiva, completa e sicuramente non a parità di condizioni economiche e normative la complessa vertenza». Durante l’incontro è stato quindi affrontato l’altro nodo della vicenda che riguarda la scadenza dell’amministrazione straordinaria della Abramo prevista per il prossimo 7 agosto.

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I commissari hanno spiegato che per ottenere un’ultima proroga di tre mesi occorre un’autorizzazione ministeriale ma anche quella del Tribunale di Roma che per rilasciarla richiede però una definizione della vertenza Abramo. Per i sindacati, quindi, l’unica soluzione è una interlocuzione a livello ministeriale che convinca Tim a prorogare la commessa per evitare cassa integrazione e licenziamenti finché non sarà attuato il progetto della Regione Calabria per la digitalizzazione degli atti della Pubblica amministrazione, progetto al quale sta lavorando il governatore Roberto Occhiuto.

 In proposito le organizzazioni sindacali ricordano di aver «più volte scritto ai ministeri del Mimit e del Mlps per ottenere un tavolo risolutivo senza purtroppo ottenere ascolto». Il commissario Trovato ha raccontato che proprio il 3 luglio ha ulteriormente scritto al Mimit per ottenere un tavolo. I sindacalisti presenti hanno chiesto «di poter operare in maniera congiunta per sollecitare un incontro in tempi brevissimi». Il segretario provinciale della Uil, Fabio Tomaino, ha annunciato che «se entro il prossimo 15 luglio non arriverà la convocazione del ministero, le organizzazioni sindacali unitariamente porteranno, come stabilito in assemblea, i lavoratori sotto la sede ministeriale a Roma».