È un’emorragia senza fine quella rivelata dall’associazione Cgia di Mestre. Le province di Reggio, Cosenza, Catanzaro, Crotone e Vibo tra le più abbandonate d’Italia
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Un’emorragia senza fine, inarrestabile. Ed avvalorata da dati incontrovertibili che indicano anche una certa tendenza. Sarà sempre peggio perché la Calabria non è una regione competitiva. E non ingannino i pochi “cervelli” di ritorno, perché una fetta di ragazzi calabresi tra i 15 ed i 34 anni se ne va. Niente lavoro, opportunità ed occasioni inesistenti, zero meritocrazia. E le eccezioni, a queste latitudini, non confermano di certo la regola. Anzi.
Da uno studio dell’associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre Cgia emergono dati allarmanti. Il primo: il nostro Paese – in quella fascia di età ed in un arco temporale di dieci anni, cioè dal 2014 al 2024 – ha perso 750mila giovani. Un’Italia, quindi, sempre più Paese per “vecchi”, in tutti i sensi.
Il secondo: se come vedremo il sud Italia si sta svuotando di giovani, la Calabria “vanta” – stavolta siamo primi e non ultimi – il peggior dato relativo alla migrazione giovanile: sono quasi 100mila i ragazzi calabresi che per un motivo o per un altro hanno fatto il trolley rinunciando al “sogno” di poter contribuire a migliorare testa e mentalità di una regione sommersa dai problemi che la classe dirigente non sa risolvere.
I dati provincia per provincia
Ecco che allora nei dieci anni presi in esame, per quel che riguarda il dato relativo alle province italiane, Reggio Calabria si posiziona quarta tra le 107 con 27mila giovani che hanno deciso di emigrare, con un’incidenza del 19,6%, seguita da Catanzaro che ha perso 17mila giovani tra i 15 e i 34 anni, ovvero il 19,3%; dalla provincia di Cosenza sono partiti in 32mila (19,3%); Crotone ha segnare più di 8mila giovani in meno (18,4%). Chiude la provincia di Vibo Valentia: in quasi 7mila giovani hanno fatto le valigie (il 16,8%).
Dati, dunque, inquietanti: da due a quattro giovani a provincia, su dieci, se ne vanno.
Una prima analisi dei dati
Secondo la Cgia «in aggiunta alla diminuzione, quando analizziamo la platea giovanile l’Italia presenta altri indicatori negativi: il tasso di occupazione, il livello di istruzione sono tra i più bassi d’Europa e l’abbandono scolastico rimane una problematica significativa soprattutto nelle regioni meridionali. Nei prossimi decenni queste criticità potrebbero avere ripercussioni gravissime sul mondo imprenditoriale. Già da qualche anno avvertiamo le prime avvisaglie soprattutto nel Centro-Nord: le aziende incontrano sempre maggiori difficoltà nel reperire personale qualificato; questo sia per la mancanza di candidati che per l’insufficienza delle competenze delle persone che si presentano ai colloqui. Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro è sempre più evidente e richiede scelte politiche urgenti; investendo, in particolare, molte più risorse nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale». Al danno (attuale), quindi, la beffa (futura).
Il dato in Italia
Come accennato, il numero dei giovani presenti in Italia è crollato. Ricapitolando, negli ultimi dieci anni, la popolazione nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni è diminuita di quasi 750mila unità, pari al -5,8%. Nel 2014 avevamo poco più di 12,8 milioni di giovani; nel 2024 ci troviamo con meno di 12,1 milioni. La contrazione ha colpito il Centro (-4,9%) e, in particolare, il Mezzogiorno, con una riduzione allarmante del -14,7%, toccando punte negative del -25,4% nella provincia del Sud Sardegna, del -23,4% a Oristano e del -21,5% a Isernia che anticipano Reggio.
Al Nord, invece, il saldo di quasi tutte le regioni è preceduto dal segno più. «Le previsioni, tuttavia, non sono affatto rassicuranti, e la denatalità continuerà a fare sentire i suoi effetti negativi in tutto il Paese. La crisi demografica interessa comunque anche una buona parte dei paesi dell'Unione Europea, ma in Italia assume proporzioni molto più preoccupanti rispetto ai nostri principali concorrenti commerciali», spiegano ancora dall’associazione.
E dei 747.672 giovani in meno registrati nell'ultimo decennio, ben 730.756 sono riconducibili al Mezzogiorno e 119.157 si riferiscono al Centro. «Il Nord invece ha ottenuto un buon risultato, in parte ascrivibile alla presenza degli stranieri e alla migrazione dei giovani dal Sud: nel decennio la popolazione giovanile è aumentata di 46.821 unità nel Nordest e di 55.420 nel Nordovest. Delle 107 province monitorate solo 26 hanno registrato un saldo positivo. Spiccano, in particolar modo, i risultati ottenuti a Gorizia (+9,7%), Trieste (+9,8%), Milano (+10,1%) e Bologna (+11,5%)», concludono dalla Cgia.
Dati, insomma, che dovrebbero servire a trarne delle conclusioni e scuotere coscienze, ma che saranno – come sempre – forse letti e ciao.