Tassi di occupazione e di disoccupazione, reddito familiare, speranza di vita, livelli essenziali di assistenza, pil procapite, livelli di povertà. Sulla base di questi sette indicatori, l'Istituto Demoskopika passa al setaccio la società italiana misurando la distanza tra le due macro aree del Nord e del Mezzogiorno. I risultati dello studio, sintetizzati nell'INDES, l'Indice del divario economico e sociale, fotografano un paese le cui differenze per zone geografiche sono sempre più accentuate. Negli ultimi dieci anni la forbice si è inesorabilmente allargata. Il periodo peggiore è proprio l'ultimo biennio, il 2022-2023. Segnale di una tendenza proiettata non verso un'attenuazione, ma addirittura nella direzione di una crescita delle diseguaglianze territoriali.

Fondamenta economiche e sociali verso il crollo

«Bisogna costruire un’autonomia consapevole piuttosto che differenziata o, peggio ancora, gridata. Altrimenti il divario rischia di trasformarsi in una frattura che farà crollare le fondamenta economiche e sociali dell'Italia, ampliando ulteriormente le diseguaglianze». Non usa mezze misure il presidente dell'Istituto Raffaele Rio nel presentare la ricerca.

La scelta del set di indicatori utilizzati è stata adottata sulla base di alcuni criteri ben precisi: reperibilità della serie storica del dato, ufficialità o autorevolezza delle fonti, rilevanza socio-economica dell’indicatore. Le note positive giungono dai tassi di occupazione e disoccupazione; tra il 2013 ed il 2023 la distanza del primo indicatore scende dal 22,4 percento al 21,2 percento. Quella del secondo indicatore passa dall'11,5 percento al 9,4 percento. Tuttavia, il quadro rimane ugualmente impietoso: questi dati, tradotti in numero di posti di lavoro, rivelano come al Sud vi siano ben cinque milioni e ottocentomila impiegati in meno rispetto alle regioni settentrionali. «Rimane quindi prioritaria - afferma Raffaele Rio - l'adozione di politiche più incisive per stimolare la creazione di impieghi stabili nel tempo».

I dati sulla disoccupazione

Nel complesso la disoccupazione ha visto una riduzione in entrambe le aree, ma il Mezzogiorno presenta ancora tassi significativamente più alti. Nel 2023, la disoccupazione nel Nord è al 4,6%, contro il 14,0% del Mezzogiorno, con un divario di 9,4 punti percentuali rispetto agli 11,5 punti percentuali del 2013. Questo miglioramento nel Mezzogiorno è significativo, ma il divario rimane ampio. Anche per questo indicatore, i valori assoluti “smorzano” gli entusiasmi. Al Sud, isole incluse, nel 2023 i disoccupati sono quasi il doppio di quelli al Nord: oltre un milione a fronte delle 592mila persone in cerca di occupazione di età superiore ai 15 anni registrati nei sistemi regionali del Nord, con un divario quantificabile in 433mila individui. Il numero indice è passato da 92,0 del 2013 a 75,2 punti del 2023.

Disparità nel reddito familiare

Sul fronte del reddito familiare, la disparità tra Nord e Sud equivale al 30,4 percento. In particolare, la differenza reddituale è passata dai 12.969 euro del 2013 ai 16.916 euro del 2023. Il numero indice subisce un rialzo da 76,7 punti del 2013 a 100,0 punti del 2023. Questo crescente divario indica che le famiglie nel Nord hanno un potere d'acquisto significativamente maggiore rispetto a quelle nel Mezzogiorno. In questa direzione, potrebbe essere utile implementare politiche di redistribuzione del reddito e investimenti per migliorare la qualità dei servizi nel Mezzogiorno, generando delle economie nei bilanci domestici delle famiglie.

Speranza di vita e sanità

La speranza di vita, intesa come il numero di anni che una persona può aspettarsi di vivere dalla nascita, ha mostrato lievi differenze tra le due aree. Nel 2023, la speranza di vita è di 83,6 anni nel Nord e 82,1 anni nel Mezzogiorno, con un divario di 1,6 anni. Nel 2013, il quadro era più confortante: 82,7 anni nel Nord e 81,6 anni nelle realtà di Sud e Isole, con un divario di 1,1 anni. In altri termini, il Mezzogiorno ha perso cinque mesi di longevità rispetto al Nord. Il numero indice è passato da 68,8 del 2013 a 100,0 punti del 2023. Migliorare l'accesso ai servizi sanitari e promuovere campagne di prevenzione sanitaria nel Mezzogiorno potrebbe aiutare a ridurre ulteriormente questo divario. Ma è proprio nell'ambito della sanità che nel sistema italiano la frattura cresce in maniera più evidente. L'indicatore sanità si riferisce alla valutazione dei LEA, i livelli essenziali di erogazione dei servizi sanitari. Gli investimenti e la qualità dei servizi sanitari sono maggiori nel Nord rispetto al Mezzogiorno. Nel 2022 (ultimo dato disponibile provvisorio), il divario ha raggiunto 68,3 punti rispetto ai 57,2 punti del 2017, indicando una crescente disparità nell'accesso e nella qualità dei servizi sanitari. Il numero indice è passato da 83,7 a 100,0 punti del 2022. Questa disparità può avere effetti significativi sulla salute della popolazione del Mezzogiorno. Per migliorare la situazione, è necessario aumentare gli investimenti nella sanità nel Mezzogiorno, garantendo che i LEA siano rispettati in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.

Il biennio più nero

Il prodotto interno lordo pro-capite nel Nord è aumentato da 32.919 euro nel 2013 a 36.904 euro nel 2023, mentre nel Mezzogiorno è passato da 17.980 euro a 19.821 euro nello stesso periodo. Il divario è aumentato, dunque, a 17.083 euro nel 2023, mostrando un ampliamento delle differenze economiche. Il numero indice è passato da 87,4 del 2013 a 100,0 punti del 2023, confermando lo stesso scenario dell’anno precedente. Questo riflette una maggiore capacità di generare ricchezza nel Nord rispetto al Mezzogiorno con l'ultimo periodo corrispondente sotto questo aspetto, al biennio più nero. Sul fronte della povertà nel 2023 si registrano quasi 4 milioni di persone a rischio povertà in più nel Mezzogiorno rispetto alle realtà settentrionali: in particolare, 6,7 milioni al Sud a fronte dei poco più di 2,7 milioni al Nord. La povertà si conferma, dunque, significativamente più alta nel Mezzogiorno rispetto al Nord. Anzi con una tendenza al peggioramento in termini di divario. Infatti, Nel 2023, il tasso di povertà nel Nord è del 9,9%, contro il 33,7% del Mezzogiorno, con un divario di 23,8 punti percentuali rispetto ai 22,9 punti percentuali del 2013. Il numero indice è passato da 94,2 del 2013 a 97,9 punti del 2023.  Questo indica che una parte significativa della popolazione nel Mezzogiorno vive in condizioni di povertà, evidenziando una grave disuguaglianza economica

Rischio guerra civile psicologica

«Le politiche economiche e sociali dovrebbero concentrarsi su due aree chiave - sostiene il presidente dell'Istituto Demoskopika - da un lato, il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione pubblica, il che implica una riforma della governance degli interventi statali, un significativo miglioramento delle risorse umane e tecnologiche della pubblica amministrazione e un forte orientamento verso il raggiungimento degli obiettivi, supportato da sistemi di incentivazione. E, dall’altro, è cruciale potenziare l'iniziativa privata riducendo i deficit infrastrutturali nel Mezzogiorno, sfruttando appieno il potenziale delle aree urbane e migliorando la qualità del tessuto produttivo. Senza un innesto di maggiore dignità e pragmatismo istituzionale - conclude Raffaele Rio - si rischia una guerra civile psicologica, uno scontro al massacro e sempre più ideologico tra Nord e Mezzogiorno del paese. E a pagarne le conseguenze sarà l'Italia intera, con in testa alla lista, i suoi individui più deboli, i suoi sistemi più fragili».