Per Confesercenti quattro italiani su dieci andranno a caccia di sconti, con in tasca un budget in media di 120-150 euro. Ma per le associazioni di consumatori il caro bollette frenerà tutto
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Scatta oggi in tutta Italia la stagione dei saldi. Dopo Sicilia e Basilicata, che hanno fatto da apripista il 2 gennaio, seguite il 3 dalla Valle D'Aosta, parte ufficialmente la caccia a offerte e promozioni in tutte le altre regioni italiane. Unica eccezione il Trentino-Alto Adige: nella provincia di Trento saranno i negozianti a decidere liberamente i periodi degli sconti e in Alto Adige si partirà in alcune zone l'8 gennaio mentre in diversi Comuni turistici bisognerà attendere il 5 marzo.
Per tutto il settore del commercio l'attesa è alta e si spera in una boccata di ossigeno nonostante la nuova ondata di contagi e l'incertezza su eventuali restrizioni che potrebbero essere decise per gestire una nuova fase emergenziale della pandemia.
Per Confcommercio un giro d'affari da 4,2 miliardi
Per Confesercenti quattro italiani su dieci sono determinati ad andare a caccia di sconti, con in tasca un budget in media di 120-150 euro. E il giro d'affari complessivo, in base alle stime di Confcommercio, sarà di 4,2 miliardi - in crescita di 300 milioni di euro rispetto all'anno scorso. «Ma stiamo parlando ancora di una crescita abbastanza contenuta», puntualizza Massimo Torti segretario generale Federmodaitalia Confcommercio. «Rispetto ai saldi invernali 2020, siamo infatti indietro di 900 milioni di euro - spiega - lo scontrino medio pro capite passa dai 111 euro del 2021 ai 119 euro di quest'anno, ma sarà ancora inferiore di 21 euro rispetto al 2020, quando era pari a 140 euro».
Per Codacons il caro bollette frena lo shopping
Numeri che per il Codacons sanciscono il "flop" dei saldi invernali in previsione di una contrazione delle vendite del 21% anche per l'impatto del caro-bollette e dei rincari generalizzati dei prezzi che farà calare il giro d'affari complessivo di oltre un miliardo rispetto ai 5,2 miliardi del 2020. Anche gli sconti sono «ben lontani dai valori pre-pandemia» rileva l'Unione Nazionale Consumatori perché la crisi ha indotto i commercianti «a contenere i ribassi rispetto al passato, nel tentativo di rifarsi delle perdite». Gli sconti - emerge da un'analisi dell'Unc - sebbene più appetibili rispetto a quelli praticati nel 2021 sono però inferiori a quelli pre-lockdown del gennaio 2020. Per l'abbigliamento, ad esempio, si calcola un abbassamento medio dei prezzi del 19,2%, più marcato rispetto al 18,5% del gennaio 2021, ma «nettamente inferiori rispetto al gennaio 2020 - osserva l'Unc - quando lo sconto si era attestato al 22,5%».