VIDEO | Il criterio adottato nella spartizione dei fondi ha penalizzato il Mezzogiorno e favorito i territori con una maggiore capacità fiscale e quelli in cui è più alto il reddito medio pro capite (ASCOLTA L'AUDIO)
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Anche la ripartizione dei fondi stanziati dal Governo per fronteggiare l’emergenza covid ha finito per riprodurre una sperequazione in danno delle regioni del sud Italia. A certificarlo è oggi uno studio condotto dalla Fondazione nazionale dei commercialisti che traduce in cifre il perpetuarsi di una logica perversa dettata da criteri svantaggiosi nell’assegnazione degli aiuti di Stato. Penalizzati nell’anno del covid i Comuni a sud dello Stivale per effetto dei parametri impiegati nella distribuzione delle risorse che ha premiato, paradossalmente, i territori con una maggiore capacità fiscale e, quindi, quelli in cui è più alto il reddito medio pro capite. Quelli, appunto, del nord Italia.
Ristori di Stato
I fondi sono stati stanziati copiosamente per consentire alle amministrazioni comunali di fronteggiare l’emergenza pandemica e, in particolare, la prevedibile perdita di gettito – ovvero, le entrate determinate dall’applicazione delle imposte ai contribuenti - fornendo un sostegno finanziario agli enti con due differenti misure: il fondo per sostenere le funzioni fondamentali degli enti locali e il fondo di solidarietà per le famiglie in stato di indigenza. Le risorse sono state distribuite attraverso il varo dei successivi decreti: Rilancio (34/2020), Agosto (104/2020), la legge di Bilancio (178/2020) e, infine, il più recente decreto Sostegni (41/2021).
Fiumi di denaro
In tutto l’arco del 2020 il Governo ha destinato alle amministrazioni comunali cinque miliardi e venti milioni di euro. Per il sostegno delle funzioni fondamentali degli enti locali – l’organizzazione generale dell’amministrazione, la gestione finanziaria, contabile e controllo, l’organizzazione dei servizi pubblici compreso il servizi di trasporto pubblico – ha stanziato quattro miliardi e duecentoventi milioni di euro. Il fondo di solidarietà alimentare – ad esempio, i buoni spesa per le famiglie in stato di indigenza – ha potuto, invece, contare su uno stanziamento di ottocento milioni.
Servizi pubblici
Ebbene secondo lo studio condotto dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, il primo fondo – più ampio in termini di erogazioni (85% del totale) è andato per la maggior parte ai Comuni del nord Italia. Due miliardi e 239 milioni al nord (il 53,1%), un miliardo e 85 milioni al sud (il 25,7%) e 896 milioni al centro Italia (il 21,2%). La Calabria ha ricevuto quasi 98 milioni di euro (97.901.025) il 2,32% del totale contro, ad esempio, gli 879 milioni della Lombardia, i 376 milioni del Veneto. In questo caso a pesare, negativamente secondo i punti di vista, è stato il criterio di riparto che ha privilegiato nell’assegnazione delle risorse le amministrazioni comunali che vantano una maggiore capacità fiscale e frutto del combinato disposto tra le stime del gettito derivante dai principali tributi e la riduzione delle attività a causa delle restrizioni. Detto in soldoni, si sono ristorati gli enti locali sulle effettive perdite di gettito.
51 euro a testa
Lo studio propone poi una elaborazione del dato in rapporto alla popolazione da cui si deduce il reale impatto degli aiuti di Stato in termini pro capite. Ebbene, la Calabria si posiziona al penultimo posto con 51,69 euro a cittadino contro, ad esempio, i 125 euro del Trentino Alto Adige, i 90 euro della Liguria, gli 87 della Lombardia e i 77 euro del Veneto. Procedendo in media e per macro-aree: al nord l’importo medio pro capite è di 81 euro mentre al sud si ferma a 54 euro.
I buoni spesa
Si ribalta, ma solo relativamente, la situazione tra nord e sud nell’assegnazione delle risorse del fondo di solidarietà alimentare, i buoni spesa per le famiglie in difficoltà economica. In questo caso il criterio adottato è il reddito pro capite di ciascun Comune in rapporto alla media nazionale, questo approccio ha determinato una concentrazione degli aiuti statali verso le amministrazioni comunali del sud Italia ma su un plafond di risorse nettamente inferiore rispetto al precedente – ottocento milioni di euro (il 15% del totale); praticamente le briciole. Così 307 milioni sono finiti al nord (il 38,45), al sud 346 milioni (il 43,2%) e al centro 146 milioni (il 18,3%). La Calabria ha ottenuto 34 milioni, la Campania 101 milioni, la Sicilia 86 milioni contro i 55 milioni del Veneto e i 111 milioni della Lombardia. Incrociando i dati con il dato demografico la Calabria risulta prima in termini pro capite con 18 euro a cittadino contro gli 11 euro di Veneto e Lombardia e i 17 euro di Campania e Sicilia.
Al Sud le briciole
Tuttavia, pur sommando le risorse stanziate attraverso le due misure – pari a cinque miliardi e venti milioni di euro – sono sempre i territori del nord Italia a beneficiarne in misura maggiore. Ad esempio, al Nord sono finiti due miliardi e mezzo (il 50,7 % del totale), un miliardo al Centro (il 20,8% del totale) e poco meno di un miliardo e mezzo - 1.431 al Sud (il 28,5%); il Mezzogiorno ha ottenuto quasi la metà con una logica che perpetua lo storico squilibrio e che si è riprodotto tal e quale anche negli stanziamenti effettuati nella prima metà del 2021: duecento milioni di euro sempre ripartiti con il criterio del gettito fiscale. In Calabria sono finiti quasi tre milioni e mezzo contro i 48 milioni della Lombardia e i 21 del Veneto.
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