Decreto Salvini, 14 migranti lasciano il Cas di Falerna. Don Panizza: «Una sconfitta»

Il referente della Comunità “Progetto Sud”: «Rubati sogni e speranze anche a giovani donne e bambini»

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di Redazione
21 giugno 2019
13:35
Migranti
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«Insieme a mamme e bambini venuti dal mare in fuga da guerre, fame e discriminazioni, abbiamo vissuto la sconfitta dei deboli, il pianto e l'impotenza hanno dominato tutto e tutti in ossequio a un dettato dello Stato italiano, sono stati 'traslocati' da un Cas a un altro. Il dettato statale è stato eseguito dalla Prefettura di Catanzaro». Lo afferma, in una nota, don Giacomo Panizza, della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, in relazione all'avvenuto trasferimento di 14 migranti, tra cui cinque bambini, ospitati nella struttura di Falerna disposto in base al decreto Salvini.

«Proprio oggi, Giornata internazionale del rifugiato - prosegue don Panizza - medito sulle parole dette dal presidente Mattarella nel riconoscimento dello statuto di rifugiati da parte dell' Assemblea generale delle nazioni unite: 'L'impegno dell'Italia in prima linea, dovere di solidarietà e di accoglienza'. Proprio per celebrare questa giornata l' Unhcr ha aperto la campagna #WhithRefugees', con l'obiettivo di farci conoscere i rifugiati attraverso i loro sogni, le loro speranze, concedendo loro di prendersi cura delle proprie famiglie, avere un lavoro, andare a scuola e avere un posto che si potesse chiamare 'casa'. Proprio oggi queste 11 mamme ed i loro cinque bambini sono stati spostati altrove... no comment».


«Il commento invece - sostiene ancora il sacerdote - lo voglio fare sulla civiltà del nostro Governo che fa queste cose. La Comunità Progetto Sud si è rifiutata, come gesto umano e politico, di essere complice del cosiddetto 'decreto Salvini', che stabilisce la minima sopravvivenza degli stranieri arrivati dal mare partendo da territori difficili dell'Africa. Un Governo che ha firmato la convenzione Onu non può dare soltanto da magiare e dormire e togliere alle persone i mezzi necessari a vivere umanamente. E cioè, come ha fatto, togliendo scuola di italiano e possibilità di lavoro e socializzazione. In sostanza, rubando sogni e speranze persino a donne e bambini».

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