«Non ci stiamo a vivere nella paura». Federica Punturiero, figlia di Maria Chindamo, prende per mano il questore di Vibo Andrea Grassi e, nell’auditorium della scuola di Polizia, invita i presenti a ripetere la frase che ha adottato come suo slogan. Si direbbe “tutta sua madre…”: l’imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa il 6 maggio del 2016 da Limbadi. Rapita, uccisa, fatta sparire, sostiene l’autorità giudiziaria. E’ accaduto nel giorno dell’anniversario del suicidio del marito, che non ha sopportato la fine del loro matrimonio. Un uomo buono, il marito, che non avrebbe sopportato neppure si facesse del male a Maria.

 

 A lei, Federica, do poco 18enne, stamani l’Associazione nazionale interculturale mediterranea (Animed) ha conferito il premio nazionale “Donna Legalità 2019”. Al suo fianco esponenti delle istituzioni, firme prestigiose del giornalismo calabrese e nazionale, lo zio Vincenzo, che oggi sono la sua famiglia. Presente, Vincenzo, in una giornata che assume un profondo significato. Federica parla di sua madre, parla di sé. Parla della sua terra, del presente e del futuro. In un contesto di relatori che coinvolgono, spronano, donano speranza. Un riconoscimento che arriva nel giorno in cui si diffonde la notizia che per la scomparsa di Maria Chindamo, la Procura di Vibo Valentia avrebbe iscritto tre persone sul registro degli indagati. Tra questi vi sarebbe il cognato della vittima.