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Superstiziosi no, ma meglio non rischiare. È la fotografia dell’italiano medio che, in generale, sostiene di non essere perseguitato da numeri o credenze popolari. Eppure, l’Italia è il terzo paese più superstizioso d’Europa (foto SuperEva). Date come venerdì 13 o venerdì 17, oppure giorni come martedì o venerdì, ci perseguitano da secoli. E mentre venerdì 13 è l’incubo delle popolazioni anglosassoni, tanto da ispirare film horror conosciuti in tutto il mondo, in Italia, specie al Sud, la “malasorte” è rappresentata dal famigerato 17. Non a caso, nella smorfia napoletana è sinonimo di disgrazia.
Il 13 e la sfortuna
Una “tradizione” che affonda le radici nella cultura greca. Addirittura lo storico greco Diodoro Siculo (I secolo a. C.) riportava che il re di Macedonia Filippo II (IV secolo a. C.), padre di Alessandro Magno, venne ucciso dalla sua guardia del corpo dopo aver fatto posizionare una propria statua vicino alle dodici divinità. Una vera e propria offesa agli indiscussi signori dell’Olimpo. Ma 13 era anche il numero dei commensali protagonisti dell’Ultima cena. Così, fin dai primi secoli dell’epoca cristiana, il 13 venne facilmente collegato alla morte.
Anche il 17 “porta male”?
Esiste addirittura una “paura” definita con il termine “eptacaidecafobia”: è la fobia nei confronti del numero 17 che, a quanto pare, accomunava anche i romani. Sulla tomba del defunto veniva posta la scritta VIXI, ovvero “Ho vissuto” perfetto anagramma di XVII, 17 in numeri romani. Quanto alla Bibbia, nella Genesi, il diluvio universale ebbe inizio il “17” del secondo mese. L’associazione con la cattiva sorte è tutt’altro che moda dei giorni nostri ma vero e proprio retaggio subculturale. A Caria, nel Vibonese, l’antica superstizione è stata scardinata. Il 17, almeno a queste latitudini, sarebbe un numero propizio. Alla fine, aveva ragione l’indimenticabile attore, regista e drammaturgo partenopeo Eduardo De Filippo: «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male».
G.D'A.
Il video del videoreporter di LaC Tv, Saverio Caracciolo: "Il 17 porta bene"