È domenica pomeriggio e il Museo delle ceramiche di Calabria è aperto. C’è una mostra sull’arrivo fino a Malta, dal 1600, dei prodotti fabbricati nelle botteghe di Seminara. Lancette della storia che di continuo fanno avanti e indietro, con la curiosità e il fascino della gita a fare da motore, in questa cittadina del Reggino a pochi chilometri dallo svincolo autostradale di Palmi e dall’Aspromonte.

Terra di ulivi secolari, «ma – spiega Domenico Scordo, ispettore onorario del ministero della Cultura – oggi anche luogo in cui la tradizione dei ceramisti viene portata avanti da ben 5 botteghe laboratorio». Una di queste è dei fratelli Ditto, davanti all’ingresso tengono un furgone col telone che reca il marchio della loro attività artistica e commerciale. «Sì – dice uno di loro – noi viviamo di questo, dalla lavorazione alla vendita fin dove ce le chiedono le ceramiche».  

Visitare, osservare e chiedere sembrano le azioni più comuni per chi viene da fuori ma, fatto nuovo, anche per chi è di Seminara. Da qualche tempo nel laboratorio dei Ditto, tra pitture da mescolare e forni accesi, si può incontrare anche un apprendista particolare. «Sono stato sindaco di Seminara – dice Antonio Bonamico – ma da qualche tempo ho deciso di tornare alle mie origini ancora più compitamente. Mio padre era ceramista e ho sentito questo bisogno di maneggiare la creta, lo faccio per diletto ma lo sento come un qualcosa di vitale».

Già, il ceramista seminarese non è solo un artigiano commerciante, ma è anche uno storico del luogo, un ingegnere che deve saperne di forni, un chimico che deve formare i colori giusti.

«Chi entra nelle botteghe – commenta Scordo – non si porta via solo un pezzo di Seminara ma impara anche quello che c’è dietro al rapporto tra il paese e la materia che poi metterà nella propria casa». Non ha dubbi Scordo, «qui c’è il risultato della Magna grecia delle polis di Locri e Medma, ma anche delle maschere apotropaiche del teatro di Siracusa» sostiene, e lui stesso - da quando nelle vesti di unica guida turistica seminarese propone il suo tour - non si limita a far ammirare quello che si trova.

«Chi vuol sapere di più sulle ceramiche deve senza dubbio passare dal quartiere dei Pignatari – argomenta – che da poco è stato riqualificato lungo le mura medievali del paese». Ed è vero, si respira realmente la storia passando in pochi minuti dalla basilica della Madonna dei Poveri, Seminara infatti è città mariana e il rettore don Domenico Caruso  in questi giorni celebra messa e rosario in vista della festa del 14 agosto, al monastero Ortodosso dei Santi Elia e Filareto. «C’è tanto da vedere che un solo tour non basta – conclude Scordo – infatti dividiamo le visite lungo tre itinerari, la via della fede, la via della storia, la via della vita, andando alla ricerca sia delle tappe del turismo religioso, sia di quelle che raccontano le tradizioni artigiane».   
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