VIDEO | Grazie all'opera dell'appassionato collezionista e musicologo Giuseppe Nicolò la villetta De Nava della biblioteca comunale è diventata un salotto in cui immergersi in una suggestiva atmosfera di festa retrò
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Il suggestivo viaggio sonoro e storico del musicologo e collezionista reggino, Giuseppe Nicolò, che in quasi trent’anni di passione e ricerche, nate da ascolto puro e incontenibile curiosità, ha collezionato 125 antichi grammofoni e diecimila incisioni su 78 giri, ha fatto tappa presso la villetta de Nava della Biblioteca comunale di Reggio Calabria.
L’occasione è stata quella dell’incontro promosso dal circolo culturale Rhegium Julii. Un’atmosfera natalizia dal suono retrò e al contempo scrigno di musiche ed emozioni senza tempo, pure intrise di usanze squisitamente calabresi. Un’occasione anche per conoscere la vera storia di brani ormai cuore pulsante delle tradizioni natalizie più corali, come Jingle Bells.
Le canzoni di Natale e le storie
«Abbiamo ascoltato White Christmas, colonna sonora del film Taverna dell'allegria composta nel 1942 da Irvine Berlin, che per essa vinse l’Oscar, e che può essere considerata come l’inizio del filone pop di musica natalizia intuito e promosso dal grande cantante, attore e comico statunitense Bing Crosby, la cui prima e originaria incisione fu il singolo più venduto di tutti i tempi con oltre 50.000.000 di copie, Tu scendi dalle stelle, la più antica mai composta, risalente al Settecento e opera di Alfonso Maria de’ Liguori. Noi abbiamo ascoltato l'esecuzione dei fratelli Bruzzese con le zampogne. Abbiamo ascoltato anche Jingle Bells, erroneamente considerata una canzone di Natale, poiché è stata scritta per richiamare lo scampanellio con cui si annunciavano le slitte nello stato nel Massachusetts», ha spiegato il musicologo Giuseppe Nicolò.
I tesori sonori
Un grammofono giocattolo tedesco di gran pregio marcato Parlophone, un grammofono verde del 1915 e poi i due gioielli targati His Master’s Voice (La Voce del Padrone) del 1904 e l’altro Mobile degli anni Venti, sono solo alcuni dei pezzi della ricca collezione di Giuseppe Nicolò. Macchine parlanti, nate in Europa e negli Stati Uniti, protagoniste dalla fine dell’Ottocento delle prime riproduzioni musicali, che avvenivano «per attrito e logorio della puntina dentro il solco inciso e, solo dopo gli anni venti, per polarità e contrasto. Le onde sonore si raccoglievano nella membrana che le propagava attraverso il braccio e l’imbuto della tromba del grammofono. Il pregio di questa musica era rappresentato dai picchi di suono, il forte – fortissimo e il piano-pianissimo, lungi dal moderno suono digitale compattato. Inoltre c’è un’autenticità e una genuinità della voce che oggi abbiamo perduto. Pertanto quelle incisioni sono veri e propri documenti sonori», ha spiegato ancora il collezionista e musicologo Giuseppe Nicolò.
I grammofoni, però, sono stati anche protagonisti delle prime straordinarie incisioni. «Il pioniere fu il tenore napoletano Enrico Caruso che, ai primi del Novecento, cantava dentro la tromba del grammofono. Le onde sonore convogliavano verso una membrana con un pistoncino che andava su e giù. C’era un pennino che veniva così sospinto verso un disco grezzo, detto biscotto, incidendolo e “scrivendo” così la musica nei solchi. Era una registrazione meccanica e acustica, al contempo, ma era anche una magia, che ancora oggi ci fa andare indietro nel tempo», ha concluso il collezionista e musicologo Giuseppe Nicolò.