Atti e documenti ben custoditi e valorizzati. Nella struttura è possibile accedere a una biblioteca con oltre settemila volumi, centinaia di riviste e periodici
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Quindicimila metri lineari di documenti nel patrimonio dell’archivio di Stato di Reggio Calabria, ad oggi tra gli archivi calabresi più ricchi e dinamici per attività di acquisizioni documentale.
«Fondi notarili, giudiziari del Consolato di Terra e di Mare della Gran Corte Criminale, dei Tribunali, delle Preture e dei Giudicati circondariali, e ancora dai fondi dell’Intendenza e della Prefettura, e dai registri. Tra i più richiesti i registri dello Stato Civile ma sono disponibili anche quelli della Conservatoria, il prezioso fondo delle pergamene e delle platee, il Catasto e tanto altro. Una miniera inesauribile di informazioni sono i fondi privati. Tutto questo, ma non solo, c’è nel vasto patrimonio dell’archivio reggino», ha spiegato Maria Fortunata Minasi, direttrice dell’archivio di Stato di Reggio Calabria.
Istituito nel 1818 con la denominazione di Archivio di Calabria Ultra Prima, unitamente agli archivi di Calabria Ultra Seconda e provinciale di Calabria Citra, dal 1963 rispettivamente Archivio di Stato di Catanzaro e di Cosenza, l’archivio di Stato reggino dal 1965 è articolato anche nelle sottosezioni poi sezioni di Locri e Palmi (le sezioni per gli omologhi delle altre province sono Lamezia Terme e Castrovillari). Dal 1997 è autonomo anche l’archivio di Vibo Valentia, inizialmente nato come sezione di quello di Catanzaro.
«Confluiscono nel patrimonio di Reggio, Palmi e Locri molti fondi che destano l’interesse di circa 2000 studiosi all’anno, scesi a 1500 nel 2020 ma solo per via dell’assenza degli studiosi provenienti da fuori regione, spesso oriundi, che per la pandemia lo scorso anno non sono tornati a Reggio per l’estate e per le feste», ha spiegato ancora la direttrice Minasi.
Tutela, salvaguardia, valorizzazione e didattica con i percorsi di competenze trasversali e orientamento in collaborazione con le scuole. Questa la mission che anche l’archivio reggino assicura, nonostante la sempre più preoccupante carenza di personale, e che la pandemia ha limitato per alcuni aspetti ma non per quelli della tutela e della conservazione, lavori appunto indifferibili.
La sala studio resta, infatti, aperta anche se con ingressi contingentati. Adesso può ospitare sei – sette persone, piuttosto che 15 alla volta ma viene in soccorso la seconda sala studio, allestita dove prima si svolgevano gli incontri pubblici; aperti i canali telefonici e telematici, attiva la ricerca per corrispondenza e molto incentivato l’uso dei social per comunicazioni e iniziative a distanza.
La sala conferenze, evidentemente preclusa al pubblico, è divenuta la seconda sala studio dedicata all’attività di consultazione dei documenti dell’Ufficio del Genio Civile, tra gli ultimi ad essere stati acquisiti, interessanti per le testimonianze relative alla ricostruzione post sisma 1908 e, in questo frangente storico, particolarmente utili e preziosi anche per altre ragioni. «Al momento noi stiamo ricevendo anche la cittadinanza per la ricostruzione dell’atto di proprietà della casa necessario per richiedere il bonus 110% per le ristrutturazioni», ha sottolineato la direttrice Minasi.
In Archivio disponibile anche una biblioteca con oltre settemila volumi e opuscoli, centinaia di riviste e periodici e importanti fondi come quelli Visalli, Plutino e Foti.
Nonostante questo importante patrimonio, resta il nodo del personale, praticamente in esaurimento nelle tre sezioni. Prima della pandemia, era stato di grande supporto un gruppo di tirocinanti in forza all’archivio grazie al protocollo d’intesa tra Regione Calabria e Segretariato regionale Mibact. A questo nodo particolarmente stringente è legato quello della digitalizzazione dei documenti che aprirebbe l’archivio al mondo ma che richiede risorse e competenze di cui in questo momento l’Archivio non dispone.