È toccato ad Elena Stancanelli, vincitrice dell’edizione 1998, proclamare il trionfatore del 31esimo Premio Giuseppe Berto, riconoscimento dedicato alle opere prime di narrativa edite. A far da cornice all’annuncio della giuria, presieduta dal Premio Strega 2021 Emanuele Trevi, la tenuta di Capo Vaticano che lo scrittore de Il male oscuro elesse a suo buen retiro fin dagli anni ’60.

L’edizione 2024 della rassegna Estate a Casa Berto che, su impulso della figlia Antonia e dell’associazione a lui dedicata, celebra vita e opere dello scrittore veneto, dunque, incorona il romanzo di esordio del medico anestesista e drammaturgo Michele Ruol, “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”, che conduce il lettore nell’intimità di una storia di vita dolorosa e sconvolgente attraverso gli oggetti appartenuti ai protagonisti che prendono forma nei 99 brevissimi capitoli del romanzo, alcuni dei quali letti dall’attrice Anna Ammirati dopo la proclamazione.

«Un libro feroce e misterioso - recita la motivazione del premio - che pagina dopo pagina, dettaglio dopo dettaglio, racconta l'umano nel suo rapporto con la sventura, ricordandoci in modo spietato quanto siano fragili e transitori i significati che attribuiamo alla vita. Ruol è uno scrittore che mira all'essenza, e la sua lingua asciutta e chirurgica è il risultato di un'acuta consapevolezza degli aspetti più traumatici e incomprensibili dell'esistenza. Il suo è un esordio memorabile per il rigore dello stile e la gestione impeccabile della materia narrativa».

I protagonisti del romanzo, chiamati impersonalmente “Madre” e “Padre” si trovano a dover fare i conti con la tragica scomparsa dei due figli “Maggiore” e “Minore”, e Ruol intesse la trama di una devastante elaborazione del lutto attraverso gli oggetti che si trovano nella casa di famiglia e nell’auto sulla quale viaggiavano i due ragazzi prima dello schianto fatale. Un inventario, appunto, che diventa l’espediente narrativo di fragilità e dolore, consapevolezza e rinascita.

«Volevo raccontare una storia d’amore attraverso un incendio che sconvolge le vite dei protagonisti, il lutto appunto - rivela l’autore -, e mi piaceva raccontare come questa coppia reagisce; come, dopo l’incendio, ritorna a fiorire. Un ritorno della vita dopo il lutto che avviene in maniera anche inaspettata. Per farlo ho utilizzato una dinamica universale: i personaggi non hanno nome così come non c’è una precisa caratterizzazione geografica». Continua a leggere su Il Vibonese