VIDEO | Il sacerdote della parrocchia Santa Maria della Grotta Don Paolo Raimondi ha raccolto le omelie crismali del vescovo scomparso un anno fa all'interno di un'opera
Tutti gli articoli di Cultura
"Honor meus honor ecclesiae". È il titolo di un volume, a firma di don Paolo Raimondi, che raccoglie le omelie crismali di don Augusto Lauro, il primo vescovo della diocesi San Marco Argentano - Scalea. Don Paolo Raimondi, parroco della chiesa madre e rettore del Santuario della Madonna della Grotta di Praia a Mare, ha voluto omaggiare la figura di un uomo carismatico, che ha lasciato un'impronta indelebile in coloro che lo hanno cosciuto. Monsignor Lauro è scomparso nel marzo del 2023, all'età di 99 anni, dopo una vita piena, dedicata alla Chiesa e al prossimo. La presentazione dell'opera è avvenuta qualche giorno fa in piazza Italia. A dialogare con l'autore c'erano don Ennio Stamile, sacerdote antimafia, Egidio Lorito, giornalista di Panorama, e Isabella Bencardino, consigliera comunale con delega alla Cultura.
Calabrese d'azione
La storia di monsignor Augusto Laura è lunga e costellata di cambiamenti e nuovi inizi. «Monsignor Lauro è stato il nostro vescovo per ventuno anni ed è stato un uomo, prima di tutto - racconta don Paolo Raimondi, che lo conosceva bene -. Era nato Tarvisio, in provincia di Udine, all'opposto del sud, però poi, di fatto, è cresciuto a Cosenza. Ha maturato la sua vocazione ecclesiale insieme all'Azione Cattolica, di cui è stato per molti anni assistente, prima dei giovani e poi anche come assistente unitario. Poi fu destinato come vescovo ausiliare di Cosenza con monsignor Enea Selis, dopo che era venuto a mancare il vescovo della Diocesi di San Marco Argentano - Bisignano, monsignor Rinaldi. Dopodiché divenne vescovo ordinario titolare della nostra diocesi», all'epoca, era il 1977, appena costituita.
L'omaggio a un uomo senza tempo
«Ho raccolto le omelie - racconta ancora don Paolo - perché, come raccontavo a febbraio all'assemblea diocesana di Azione Cattolica, il mio è stato un atto di omaggio, da parte mia personalmente e anche da parte di tutta la famiglia diocesana, la famiglia presbiterale e la famiglia di Azione Cattolica, al termine di quello che è stato anche il mio mandato settennale come assistente unitario». Poi ha continuato: «Le sue omelie sono un sunto bellissimo perché racchiudono la sua essenziale umanità. È stato un vescovo umile, oserei dire anche un baluardo della Chiesa cattolica in anni abbastanza frenetici, subito dopo gli eventi del 68'. La sua rimane una figura poliedrica sotto tanti punti di vista, non soltanto dal punto di vista della fede, perché sapeva sedersi a tavola con il potente ma anche con il semplice. Ha saputo trasmetterci la bontà che deve contraddistinguere ciascuno dei credenti - ha poi concluso -, sia esso un sacerdote, quale io sono, o l'ultimo dei battezzati».