Mentre in Italia, ora che Giorgia Meloni è premier, tiene banco il dibattito sulla particella pronominale da attribuire al titolo di Presidente del Consiglio (se adattarlo e in che modo a questa inedita incarnazione al femminile), dall’estero ogni giorno giungono notizie, sempre più allarmanti, sul fronte di diritti molto più pregnanti, che alle donne vengono negati.

Non che in Italia manchino episodi certificanti una irrecuperabile ritrosia di certi individui a considerare l’alterità come uno stato di natura, ma ciò che sta accadendo in Iran, dove è lo Stato stesso a reprimere ogni pulsione di rinnovamento proveniente da coloro che - per legge - nella vita sociale sono obbligate a tenere i capelli sotto lo “hijab” (il velo islamico) e gli arti coperti da abiti non troppo succinti, è un problema di proporzioni più serie, che intacca gravemente i valori fondanti della persona umana.

In un Medioriente sempre più condizionato dalla commistione tra politica e religione, dove gli Stati islamici stanno moltiplicandosi ad un ritmo frenetico (giunto a creare metastasi come il sedicente e terroristico “Isis”), la stretta sui diritti che sta caratterizzando l’Iran ha assunto le tonalità del sangue, versato da chi ha semplicemente mostrato una ciocca di capelli o partecipato ad una manifestazione.

Una realtà che ha impressionato molto le giovani generazioni nostrane, tutt’altro che coinvolte dalla querelle sull’articolo da anteporre alla presentazione del primo ministro tricolore, ma attente al clima che si respira fuori dai confini nazionali, dove l’aria – per tanti coetanei – è divenuta irrespirabile.

È così che dall’istituto comprensivo Isidoro Gentili di Paola, proprio in virtù delle ultime, drammatiche, notizie provenienti dall’Iran, studenti delle classi seconde della secondaria di primo grado, e corpo docente, hanno voluto manifestare apertamente la propria solidarietà a quelle popolazioni martoriate. L’occasione è stata l’incontro denominato “Una scuola senza veli”, cui hanno preso parte esperti del calibro di Roberto Pititto, medico e storico, la professoressa Afaghiyeh Parsa, presidente dell’UniAuser, e l’avvocato Rosangela Cassano, esperta di diritto e tutela delle donne.

Coordinati dalla dirigente scolastica Giuliana Cicero, e presentati dalla docente Angela Maria Schiavo, i lavori sono stati anticipati da un breve ma intenso flashmob, che ha visto coinvolti i ragazzi in una coreografia culminata nel grido: «Viva la libertà»; filo conduttore dell’intero incontro, che ha messo in mostra come i diritti considerati “acquisiti” – in Iran fino al 1979 si viveva “all’occidentale” – siano da tutelare costantemente, con amore, cultura e partecipazione.