Nell’ambito del programma “Libriamoci”, rassegna ormai giunta alla sua nona edizione, gli studenti del liceo Galileo Galilei di Paola hanno incontrato Antonio Carpino, autore del libro “Narratori dentro. Storie fuori dal carcere”, una raccolta di 30 racconti scritti dai detenuti della casa circondariale cittadina.

«Raccontare, per raccontarsi». Con questo sprone, Carpino – docente, nella sezione distaccata in carcere, dell’Ipseoa San Francesco di Paola – è riuscito a coinvolgere i detenuti nel progetto culminato in un’iniziativa editoriale (Pecore Nere Edizioni) che sta riscuotendo notevole successo, il cui ricavato sarà interamente devoluto in beneficienza.

Trenta racconti scritti da “dietro le sbarre”, che – a parte il primo e l’ultimo – affrontano temi della quotidianità, visti con gli occhi di chi sta scontando una pena per gli errori compiuti. Vicende che hanno appassionato i liceali, incuriositi anche dallo stile di scrittura di ogni testo, rigorosamente in forma dialettale (con traduzione a fronte) e denso di rimandi personali coinvolgenti.

«È iniziato questo percorso – ha detto la dirigente scolastica Sandra Grossi – "Libriamoci" è già alla nona edizione a livello nazionale, ed ha sempre come finalità quella di emozionarci leggendo. Proveniamo da un periodo pandemico che ha mortificato i ragazzi, con un eccessivo ricorso alla digitalizzazione che ha messo a repentaglio l’esperienza diretta. Prendere un libro, sfogliarlo, è sempre un'emozione. Oggi ospitiamo un autore le cui storie sono racconti inediti, testi che ci fanno pensare riflettere. Ho letto qualcosa di questo libro e mi sono piaciute alcune storie che hanno come sfondo l’empatia, sentimento importante all'interno di una casa circondariale, dove la sensibilità è messa in discussione dalla reclusione. Motivo per cui mi complimento con l’autore - ha concluso la preside - dedicando un plauso anche ai ragazzi, agli organizzatori e ai docenti di questa scuola, che riescono a motivarci e a motivare la nostra comunità».

Dal canto suo, Antonio Carpino si è detto molto contento per l’opportunità di poter discutere con gli studenti, «importante per radicare la sensibilità necessaria ad affrontare il libro – ha detto in un passaggio – che parla di quotidianità, della nostra terra e di vita vissuta. Perché è importante cogliere la dimensione intima e umana degli scrittori, che in questo caso – ha concluso Carpino – nonostante gli errori commessi, sono persone come tutti noi».