FOTO-VIDEO | Grande successo per la prima serata di Link Tropea Communication Meeting, il festival della comunicazione e del giornalismo organizzato da LaC Network e ViaCondotti21. Orgoglio e Pregiudizio è il tema della kermesse sul quale, oltre all'ex direttore del Corriere della Sera, si sono confrontati tra gli altri anche Antonio Padellaro, Paolo Di Giannantonio, Angela Iantosca, Marcello Ravveduto, Antonio Nicaso, Nino Foti e Fausto Orsomarso
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Raccontare una nuova Calabria, una Calabria di cui essere orgogliosi. E farlo con grandi personalità della cultura e del giornalismo. È questo l’obiettivo del grande evento organizzato a Tropea da ViaCondotti21 e LaC Network in partnership con il Comune di Tropea e la Fondazione Magna Grecia.
E Link|Tropea Communication Meeting ha fatto centro già alla prima delle due serate in programma, nello scenario meraviglioso di Palazzo Santa Chiara. Grande partecipazione di pubblico e parterre d’eccezione, a cominciare da Paolo Mieli, giornalista ed ex direttore del Corriere della Sera e Antonio Padellaro, fondatore del Fatto Quotidiano, che hanno dialogato con il direttore editoriale di LaC Network Alessandro Russo e con il direttore strategico del Gruppo Pubbliemme|Diemmecom, del network e di ViaCondotti21 Paola Bottero di Riscrivere un nuovo Sud oltre i pregiudizi, titolo di uno dei due panel che hanno provato a raccontare una nuova visione della Calabria e del Meridione.
«Questo è il momento in cui la Calabria può superare il pregiudizio e mettere in campo l’orgoglio», ha detto Mieli. «La Calabria oggi è in pole position - ha continuato -. In questi anni ha patito tanto, sembrava che non potesse più mettersi in piedi. E invece l’ha fatto. L’eredità politica era veramente pesante, ma la regione ha trovato l’energia per rimettersi in cammino. Il Procuratore Gratteri è un simbolo di questa nuova Calabria, che fa pulizia, ma non cerca la ribalta».
È d’accordo Antonio Padellaro, che ricorda anche la manifestazione contro la ‘ndrangheta del 5 luglio scorso a Milano. «Si parla sempre di smarrimento e perdita di prospettive, ma questa regione ha fatto enormi passi avanti, anche l’informazione ne ha fatta di strada», ha detto. «La Calabria deve essere orgogliosa di tante cose - ha spiegato -. Deve essere orgogliosa di aver portato centinaia di persone a Milano per manifestare contro le mafie. Deve essere orgogliosa di essere la regione che esprime Gratteri, che è un faro nella lotta alla ‘ndrangheta. Solo chi non ha memoria può rimpiangere i vecchi tempi».
Sulle manifestazioni contro le mafie ha rilanciato anche Paolo Di Giannantonio, giornalista e volto storico del TG1, che ha partecipato al secondo panel della serata Comunicare un nuovo protagonismo civile, con studiosi ed esperti di criminalità organizzata, moderato dal direttore di LaC Pier Paolo Cambareri e dalla giornalista Rossella Galati. «Ai calabresi che si sentono vittime di pregiudizi dico “Non siete soli”. Sono i calabresi ad essere andati in piazza a Milano il 5 luglio a scorso contro la ‘ndrangheta. È così che si supera il pregiudizio. Con la partecipazione, con i programmi televisivi che parlano di Rinascita Scott, il processo che non ha nessuno spazio sulle tv nazionali. Questo non è pregiudizio. È coraggio».
«La ‘ndrangheta non è un problema della Calabria, ma dell’Italia intera» ha detto Angela Iantosca, giornalista che da laziale ha studiato e raccontato nei suoi libri la ‘ndrangheta e, soprattutto, le sue donne. «Forse è vero che i calabresi dovrebbero aprirsi di più, ma l’informazione dovrebbe prestare alla Calabria molta più attenzione».
Con loro c’erano anche Marcello Ravveduto, storico, docente dell’Università di Salerno, esperto di mafie e nuovi linguaggi e, in collegamento dagli Stati Uniti, Antonio Nicaso, storico delle mafie e uno dei massimi esperti di ’ndrangheta nel mondo, coautore con Nicola Gratteri di alcuni dei principali volumi dedicati alla criminalità organizzata.
«Bisogna uscire dall’Orgoglio e Pregiudizio ed entrare in una fase di protagonismo sociale», ha detto Ravveduto. «Oggi la criminalità si racconta da sola sui social, la generazione Z della criminalità organizzata non si vergogna più, ma anzi è orgogliosa del suo benessere e ostenta il lusso. Le mafie sono diventate un brand. Quello di cui abbiamo bisogno non è la retorica dell’antimafia, ma azioni. Questo è protagonismo sociale».
«Orgoglio e pregiudizio sono contenitori vuoti. Bisogna riempirli di significato capendo che ogni giorno è possibile fare scelte consapevoli», ha confermato Nicaso. «I mafiosi amano raccontarsi. Il nostro compito è raccontare l’antimafia e far capire alle nuove generazioni da che parte è giusto stare».
«Il problema del Sud è la mancanza di associazionismo. Le persone non si mettono insieme», ha detto Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia. «In Calabria la società civile non è organizzata, il problema è che la criminalità lo è».
Alla serata inaugurale di Link|Tropea Communication Meeting sono intervenuti anche l’assessore regionale al Turismo Orsomarso e il Sindaco di Tropea Macrì, che ha raccontato l’impegno di questi 3 anni per rilanciare il turismo culturale della città. «In Calabria la politica è stata peggio della ‘ndrangheta» ha detto Orsomarso «Dobbiamo ripartire dai nostri punti di forza e far capire ai ragazzi calabresi che non sono solo ‘ndrangheta».
È intervenuto con una battuta anche Attilio Nostro, Vescovo di Mileto, Nicotera e Tropea: «Spero di consegnare alla Calabria la bellezza che io vedo venendo da fuori. Qui c’è una grandissima voglia di cambiamento».
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